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Alzati e cammina

di Jurij Nagibin BUR, Milano, 1991

Questo terrificante e tuttavia liberatorio racconto di Jurij Nagibin è uscito dalle catacombe della letteratura russa soltanto nel 1987 sulla rivista letteraria "Junost'" (tre milioni di copie di tiratura).

"Alzati e cammina" - titolo non a caso tratto dal Vangelo - era stato scritto trent'anni prima.
Nagibin allora aveva trentasette anni, e allora, in quel 1957, non sarebbe stato assolutamente possibile strapparlo alla censura e darlo alle stampe.
"Anzi dovevo io stesso dimenticare, ignorare di averlo scritto" mi ha confidato Nagibin "proprio perchè raccontavo una storia colpevolmente vera, quella di mio padre "nemico del popolo", deportato in un lager staliniano nell'atroce 1928, e ne venne travolta la mia adolescenza, e mia madre, tutti intorno.
"Alzati e cammina", infatti, non è una delle infinite, agghiaccianti testimonianze di vita dei superstiti dei campi di morte dell'"Arcipelago Gulag" - e valga per tutte il "Viaggio nella vertigine" di Evgenia S. Ginzburg, la madre irriducibile dell'esiliato romanziere Aksjonov - , ma è la rivelatrice rievocazione sconvolgente dei drammi che serpeggiavano nelle famiglie, e nelle coscienze, di chi finiva a dovere condividere, pure in "stato (si fa per dire) di libertà", la colpa, la vergogna, la forzata responsabilità di avere legami di sangue con un "traditore" dello Stato Sovietico.
Nagibin ha saputo raccontare tutti i retroscena allucinanti dei "condannati in casa", i terrori quotidiani, e notturni, di padri, madri, figli che alla fine erano indotti e ridotti a rinnegare i famigliari sepolti vivi nei campi siberiani.
L'adolescente Nagibin racconta l'incontro, permesso dopo anni, con l'ombra vilipesa del padre, e porta alla luce per noi tutti, suoi lettori di oggi, la grande lezione morale di un popolo che ha saputo salvare, contro tutto e tutti, la "capacità di vivere senza indurire il proprio cuore."

Tratto dalla copertina posteriore dell'edizione 1987, a firma Giancarlo Vigorelli.

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