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Prigioniera di Stalin e di Hitler

di Margarete Buber-Neumann Il Mulino, Bologna, 1994

Questa autobiografia della Buber Neumann, relativa agli anni 1937-1945, racconta della sua esperienza nei campi di "rieducazione" sovietici e nel lager tedesco di Ravensbruck. 

Il libro prende le mosse dall'improvviso arresto a Mosca del marito Heinz, dirigente comunista, e dai mesi che trascorrono prima che anche lei venga a sua volta arrestata e condannata a cinque anni di lavori forzati nel campo di Karaganda ne Kazakistan. Il 23 agosto 1939 URSS e Germania firmano il Patto Molotov-Ribbentrop. In segno di amicizia con Berlino, Stalin consegna a Hitler e alla sua Gestapo un migliaio di prigionieri comunisti ed ebrei. Margarete nel 1940 è dunque deportata a Ravensbrück, "l'inferno delle donne", come veniva chiamato questo lager vicino a Berlino. Nella sezione del libro dedicata al lager ha grande rilievo la storia dell'amicizia con Milena Jesenska, la giornalista ceca amica di Kafka, fornendone un profilo si resilienza e grande coraggio. 

Liberata nel 1945, all'arrivo dell'Armata Rossa è costretta a fuggire e ripara in Svezia. Proprio a Stoccolma, la sera dopo il lavoro, inizia a redigere il suo resoconto dell'internamento, che esce prima in svedese e poi nei principali Paesi europei e negli USA con il titolo di Prigioniera di Stalin  e Hitler.

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