Fra gli anni Venti e gli anni Trenta numerosi comunisti e antifascisti italiani si rifugiarono in URSS per sfuggire alle persecuzioni fasciste. In Unione Sovietica credevano di trovare un “paradiso socialista”: trovarono invece l’inferno dello stalinismo.
Negli anni Trenta circa 200 comunisti e antifascisti italiani rifugiatisi in URSS furono vittime dello stalinismo: finirono fucilati o morirono nei gulag. Su 600 comunisti italiani rifugiatisi in URSS circa 200 furono vittime di Stalin. La loro colpa? Dire la verità, cioè che in Unione Sovietica non c’era il socialismo, ma un regime burocratico e totalitario che opprimeva i lavoratori. In maggioranza non erano “trotskisti”, ma operai iscritti al PCI che espressero malcontento per la loro condizione in URSS.