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Anne Frank, la mia migliore amica

di Ben Sombogaard Paesi Bassi, 2021

Una delle cose che impressionano i lettori del Diario di Anne Frank è la corrispondenza tra il modo di sentire della tredicenne costretta a vivere nella casa sul retro per evitare la deportazione e quello di qualsiasi appena adolescente. In Anne Frank, la mia migliore amica di Ben Sombogaart (Paesi Bassi, 2021), disponibile su Netflix e Mubi, facciamo la conoscenza, oltre che di Anne, di Hannah Goslar: la loro è un'amicizia che non si interromperà neppure dentro il campo di concentramento di Bergen-Belsen.

Nel rapporto con Margot, la sorella più grande apparentemente perfetta, in quello difficile con la madre Edith, nelle parole che Anne dedica al sentimento nascente per Peter leggiamo l'irrequietudine e i turbamenti comuni a molti. Nel diario Anne ci parla anche delle sue amicizie: della carissima Jacqueline "Jacque" van Maarsen, della quale è molto gelosa, e di Hanneli Goslar, a cui la lega un affetto profondo precedente al trasferimento al Liceo ebraico.

Chi è Hannah Goslar

La ragazza «spesso timida e coi suoi molto impertinente», di cui Anne parla nel suo diario fin dai primissimi giorni, faceva parte del suo club di amiche, chiamato "L'Orsa Minore meno due" perché a farne parte erano in cinque. Come lei, Hannah doveva portare la stella di David cucita sui golfini e, come Anne, dalla Germania si era rifugiata ad Amsterdam con la famiglia. Hans Goslar, suo padre, era stato viceministro degli Affari esteri durante gli ultimi anni della Repubblica di Weimar. Quando furono arrestati dalla Gestapo, Goslar aveva in tasca i passaporti per il Sud America e lui e la sua famiglia erano su alcune delle liste per la Palestina: per questo, al momento della deportazione a Bergen-Belsen, furono mandati a Alballager, la parte del campo in cui non si veniva rasati e spogliati di tutto.

Hans Goslar morì nel campo nel febbraio del 1945, Hannah e sua sorella Gabi (che all'epoca aveva quattro anni e mezzo) furono liberate ad aprile. Hannah è diventata infermiera e si è spenta a novantatré anni nella sua casa di Gerusalemme. Sul suo rapporto con Anne Frank e sugli anni passati a Bergen-Belsen, la scrittrice americana Alison Leslie Gold ha scritto Mi ricordo Anna Frank: riflessioni di un'amica d'infanzia (Memories of Anne Frank: Reflections of a Childhood Friend), a cui è liberamente ispirato il film Anne Frank, la mia migliore amica.

Il film Anne Frank, la mia migliore amica

Chiaramente scritto per un pubblico molto giovane – la visione è infatti consigliata a chi abbia compiuto tredici anni – dalla coppia di sceneggiatori olandesi Marian Batavier e Paul Ruven, e diretto da Ben Sombogaart, il film ha il pregio di far conoscere la storia di Anne Frank e Hannah Goslar a una platea come quella che scandaglia Netflix cercando qualcosa da vedere.

Il film è costruito su un doppio binario: da una parte vediamo la realtà del campo di concentramento in cui Hannah è immersa (una versione forse troppo edulcorata per essere credibile, ma certo pensata per un pubblico minorenne), dall'altra i flashback della sua vita prima del campo, in una Amsterdam prima già occupata dai nazisti, prima delle deportazioni, dove Hannah e Anne si sforzano di vivere con leggerezza. L'una più estroversa e l'altra più riservata, sono migliori amiche in un modo che non ammette chiaroscuri.

Un giorno, Anne scompare: la versione ufficiale è che lei e la sua famiglia siano riusciti a rifugiarsi in Svizzera. Hannah viene invece deportata insieme alla sua famiglia e condotta a Bergen-Belsen, dove una notte scopre che al di là della recinzione che separa Alballager da un'altra parte del campo si trova proprio l'amata Anne, gravemente malata. 

Oltre la cinta, dopo essere riuscita a farle arrivare quello che è riuscita a mettere insieme, Hannah scorge l'amica. Ed è impossibile non pensare alla descrizione – quel viso pallido e gli occhi imploranti – che la stessa Anne Frank nel suo diario aveva fatto di una Hannah vista in sogno nel novembre del 1943.

«Hanneli, Hanneli, se solo ti potessi portare via da dove sei adesso, potrei condividere con te tutto quello che ho», scriveva Anne Frank nel suo diario. E proprio così fa Hannah Goslar con lei, a Bergen-Belsen.

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