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One Life

di James Hawes Regno Unito, 2023

Inghilterra, 1987. In un ameno paesino nei pressi di Londra, Nicholas Winton (Anthony Hopkins), agente di borsa in pensione, conduce una borghese e tranquilla esistenza con l’amata moglie Grete (Lena Olin). Incalzato dalla consorte di liberare la casa invasa da scatoloni colmi di inutili documenti d’archivio, Nicholas si imbatte in una misteriosa valigetta riposta in un cassetto sempre chiuso. In quella valigetta si raccolgono le prove di un passato lontano e caduto nell’oblio, ma che nasconde una storia straordinaria, una storia che da quasi quarant’anni chiede di essere raccontata.

All’alba del secondo conflitto mondiale, in una Praga minacciata dalle truppe tedesche già entrate nella terra dei Sudeti, il giovane Nicholas (Johnny Flynn) entra a far parte del Commissariato britannico per i rifugiati ed avrà modo di visitare i campi profughi dove famiglie, per lo più ebree, vivono nel terrore e in condizioni disperate. Immediatamente nella testa di Nicholas prenderà vita un progetto che diventerà quasi un ossessione: salvare quanti più bambini possibile dalla barbarie ormai imminente. Con la collaborazione e l’impegno sul posto di Doreen Warriner (Romola Garai) e Geoff (Adrian Rowlins), la preziosa mediazione dell’amico Martin Blake (Jonathan Pryce) e della madre Babette (Helena Bonham Carter) con il mondo economico e politico inglese, Nicholas riuscirà a dare il via all’operazione “Kindertransport” e a mettere sui treni i primi bambini di una lista interminabile. Alla fine della guerra, i bambini affidati a famiglie britanniche saranno quasi settecento e dopo quasi quarant’anni, Nicholas, per la prima volta, sente la necessità o forse il dovere di trarre quella valigetta dal cassetto e condividere con il mondo quello che è stato capace di fare.

One Life è un film di produzione anglo-americana del 2023, diretto dal regista inglese James Hawes, che in quindici anni di carriera si è fatto conoscere per lo più per aver firmato la regia di diverse serie tv come Slow Horses, Snowpiercer e alcuni episodi di Black Mirror. Il film, da poco uscito nelle sale italiane, racconta una storia vera e prende spunto dalla biografia If it’s not impossible…the life of sir Nicholas Winton, scritta da Barbara Winton. Interpretato da un cast di ottimi attori su cui, ovviamente, spicca la straordinaria performance di sir Anthony Hopkins, One Life riporta alla luce la storia incredibile di questo giovane agente di borsa capace di un’impresa al limite del concepibile: portare alla salvezza quasi settecento bambini, per lo più ebrei, condannati ad un terribile ed ineluttabile destino. Spinto da un’indomita volontà e una motivazione che non contemplava limiti o compromessi, Nicholas Winton riuscì a organizzare un immenso sistema di adozioni temporanee che permise a centinaia di bambini di lasciare il freddo inverno dei campi profughi cecoslovacchi, per la sicurezza di famiglie britanniche disposte ad accoglierli. La storia di sir Nicholas è una storia che ci permette di conoscere un Giusto diverso da altri, in quanto non direttamente implicato e coinvolto nell’inferno della guerra o dei territori occupati dalle forze naziste, non direttamente minacciato e in pericolo di vita. Sir Nicholas, dal sicuro di una vita agiata e protetta, sente nascere dentro di sé la fiamma del dovere, un irrefrenabile desiderio di azione che diventa ossessione dopo aver visto con i propri occhi le terribili condizioni di uomini, donne e bambini prossime vittime di un nemico spietato. 

One Life parla di un uomo che non volta lo sguardo dall’altra parte, un uomo che in base ai principi e ai valori con cui è cresciuto, non accetta di rassegnarsi all’inazione e all’indifferenza. La storia di sir Nicholas ci insegna che nulla è impossibile se si è spinti da una forte motivazione, ci insegna che se la propria natura ci esorta ad agire e a fare tutto ciò che è in nostro potere per opporci ad una realtà inaccettabile, questa motivazione può essere contagiosa e trascinare anche altri a lottare per realizzare anche i progetti più utopistici. Il film racconta una storia che parla di impegno, solidarietà, attenzione per il prossimo e accoglienza, inclusione. One Life corre su un doppio binario temporale, viaggia tra passato e presente, e nel presente un anziano Nicholas Winton si dibatte sulla necessità e l’opportunità o meno di rendere pubblica la sua storia incredibile. Reticenza di divulgare la storia solo per vanità o vanagloria, il timore di condannare il suo libro ad uno scaffale di un archivio polveroso…il desiderio di far conoscere quello che è stato e che forse può insegnare qualcosa, stimolare e protendere al bene. E, fortunatamente, in Nicholas prevale questo fortissimo anelito di condivisione, ma una condivisione finalizzata ad uno scopo meramente educativo, dimostrare alla cinica società britannica nel pieno dell’era dei consumi e dell’individualismo più estremo che il bene è possibile, che fare qualcosa per migliorare la realtà che ci circonda non è utopia. Il film quindi non vuole solo rimarcare l’importanza del concetto di memoria, ma sottolineare proprio la necessità di diffondere storie positive, storie di chi ha avuto il coraggio e la volontà di fare qualcosa per gli altri e lottare per i principi in cui crede.

Nel commovente finale, sir Nicholas ha modo di constatare come la sua impresa, la sua battaglia, non sia una semplice storia da raccontare mostrando fotografie ingiallite dal tempo trascorso, ma abbia disseminato vita e su questa vita altra vita, e siamo certi che questa gratificazione sarà stata per lui ben maggiore del titolo di baronetto di cui sarà insignito pochi anni dopo direttamente dalla regina.

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