Nel Cile di Pinochet l’Ambasciata italiana a Santiago
diventò il rifugio di centinaia di uomini e donne
in fuga dalla polizia segreta.
Il loro destino fu, per due anni, nelle mani di un giovane diplomatico italiano, Emilio Barbarani,
che tra delitti, sparatorie e intrighi di ogni
genere riuscì a difendere quello spazio di libertà.
Una storia vera. Mai raccontata prima d’ora.
1974: mentre in tutto il mondo centinaia di migliaia di persone manifestano contro il golpe di Pinochet, che da un anno ha precipitato il Cile nel buio di una dittatura sanguinaria, a Santiago Emilio Barbarani, giovane diplomatico italiano, tiene in scacco la temibile DINA, la polizia segreta, proteggendo e salvando centinaia di rifugiati politici. Due anni vissuti pericolosamente quelli di Barbarani, tra spie, intrighi, scontri politici, storie d’amore, colpi di mano, sparatorie e un delitto da risolvere: nel giardino dell’Ambasciata viene trovato il corpo martoriato di Lumi Videla, militante del Mir, movimento rivoluzionario di sinistra. Uccisa in Ambasciata, dicono i golpisti; torturata ed eliminata, affermano gli oppositori. Tra mille difficoltà e spesso a rischio della propria vita Barbarani si trova a gestire l’inchiesta giudiziaria e contemporaneamente la difficile situazione dei rifugiati bloccati in Ambasciata. E per farlo dovrà ricorrere a tutta la sua intelligenza, al suo fascino e a una buona dose di audacia. Una pagina sconosciuta degli anni della guerra fredda scritta con il ritmo di una spy-story in cui le vicende umane si intrecciano con l’analisi politica della situazione che portò al golpe, la denuncia della crudeltà del regime, le contraddizioni dei movimenti e il ruolo della diplomazia a Santiago.
Emilio Barbarani è nato a Verona nel 1940 e vive a Roma. Laureato in Legge e in Scienze politiche, nel 1967 intraprende la carriera diplomatica. Dopo aver prestato servizio a Madrid e a Buenos Aires, nel 1974, in seguito al colpo di stato militare, viene inviato a Santiago del Cile, dove tornerà come ambasciatore nel 1998. Ha concluso la sua carriera come ambasciatore a Lisbona.