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La guerra di Stalin contro gli ebrei. L'antisemitismo sovietico e le sue vittime

di Louis Rapoport Rizzoli, Milano, 2004

Recensione tratta dalle note di copertina.

Il 13 gennaio 1953 Stalin annunciò al mondo l'esistenza del "complotto dei medici" : nove medici del Cremlino, di cui sei ebrei, avevano assassinato tra il 1945 e il 1948 alcuni stretti collaboratori del dittatore e si preparavano a uccidere i maggiori dirigenti politici e militari dell'URSS, secondo gli ordini ricevuti dagli imperialisti occidentali e dai sionisti. Nelle settimane successive, la stampa rincarava la dose sulla "quinta colonna" ebraica e dava notizia dell'ondata di arresti di ebrei accusati di "crimini economici" e di spionaggio.

L'ultimo piano di Stalin per lo sterminio dei nemici reali e immaginari - fra cui erano certamente circa due milioni di ebrei sovietici sopravvissuti alla guerra - fu, tra i grandi complotti da lui concepiti, l'unico che non riuscì, ma solo perché, come scrisse Solženicyn, "Dio gli disse di separarsi dalla sua gabbia toracica" alla fine di febbraio dello stesso anno.
Dopo la sua morte, e per la prima volta, il governo sovietico ammise pubblicamente che il "complotto dei medici" era stato inventato.
Un episodio misterioso e sconcertante, che solo ora, in virtù della glasnost, Rapoport ha potuto indagare ; esso getta comunque una luce sinistra sull'atmosfera da pogrom che dominò l'URSS dal 1948 al 1953. Eppure, in teoria, fin dal 1913 Stalin aveva condannato l'antisemitismo come forma di "cannibalismo" sciovinista ; e il superamento dei nazionalismi era una meta prefissata dall'uguaglianza secondo il modello marxista-leninista ;di fatto, gli ebrei patirono sotto Stalin molto di più che sotto lo Zar Nicola II, apertamente antisemita. Rapoport lo dimostra seguendo la parabola del bolscevismo e quella personale di Stalin : essa si rivela un compendio dei Protocolli dei Savi di Sion, il famoso pamphlet compilato all'inizio del secolo dala polizia zarista sul supposto complotto ebraico per la conquista del mondo. Era una persecuzione che cercava forse di soffocare e nascondere scomode verità : gli ebrei furono la componente intellettuale più forte e decisiva della rivoluzione bolscevica ed ebrei furono anche molti dei più stretti collaboratori di Stalin : di qui l'ossessione e l'allucinazione, le purghe e gli assassinii senza fine, la complicità voluta o coatta che termina con il "complotto dei medici". Ma anche nell'èra gorbacioviana l'antisemitismo non è morto : la storia si ripete se il leader dei nazionalisti russi del Pamyat, D.D. Vasil'ev, è un fervente lettore dei Protocolli.
Nell'esplosione delle nazionalità che caratterizza la storia attuale dell'Unione Sovietica, la componente ebraica continua ad avere un incerto destino.

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