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La via dei topi

di Emilio Barbarani Ianieri Edizioni, 2019

“Non ti fidare di nessuno. Questo è un Paese dilaniato da una guerra sporca, non sai mai chi ti sta di fronte, per chi gioca, cosa vuole”.
È questo lo spirito che permea ogni pagina del libro La via dei topi di Emilio Barbarani, che racconta la sua esperienza come console generale in Argentina nel 1973-74.

Muovendosi tra i capitoli, tra retate della polizia, incontri furtivi e personaggi misteriosi, ci si immerge completamente nell’atmosfera del tempo insieme al protagonista, sentendosi quasi osservati, pedinati mentre si scoprono i segreti contenuti in questo romanzo storico.

Sullo sfondo, il dramma dei desaparecidos e la disperazione delle madri.
“Tutti sanno che si sta combattendo una guerra sotterranea - scrive Barbarani in poche righe che permettono di comprendere il clima dell’Argentina di quegli anni -, senza esclusione di colpi. La guerra sucia, la guerra sporca. Mezzi di informazione, per ordini superiori, danno scarso rilievo a quanto sta accadendo nel Paese e nella capitale. Ma per le strade la gente cammina rapida. Gli occhi bassi. E a bassa voce racconta delle Ford Falcon senza targa che si fermano nottetempo davanti a certe case dei quartieri popolari. Racconta degli uomini e dei ragazzi trascinati via. Racconta delle donne arrestate, buttate chissà dove, violate. Racconta di quelli torturati a morte nella Escuela de la Armada, ESMA, o nel garage Olimpo. Racconta dei “voli della morte”, sopra il Rio de La Plata”.

Il libro è avvincente, e riesce a condurre il lettore tra le strade di Buenos Aires e le vie dei contrabbandieri sulla Cordigliera delle Ande. Proprio questi percorsi danno il titolo all’opera di Barbarani: le vie dei topi, utilizzate dopo la Seconda guerra mondiale per nascondere i criminali nazisti e allontanarli dall’Europa dei Processi di Norimberga.
Di questo si occupa una figura misteriosa, l’Ufficiale, un italiano dall’identità sconosciuta, incaricato di localizzare e sorvegliare i fuoriusciti fascisti residenti in Argentina e ricercati dalla magistratura italiana. La posta in gioco non è solo etica o legale. Dove sono andati i fuggiaschi? Con quali fondi? E soprattutto, con quali piani?
Tutto sembra indicare un rifugio segreto in Cile: Villa Baviera.
Il romanzo si articola come un giallo attraverso la ricerca delle coordinate geografiche di questo luogo, dove tra le righe si immagina che possa aver soggiornato perfino Adolf Hitler, sopravvissuto alla resa di Berlino e aiutato a fuggire.

Sottomarini, uranio, superarmi e colpi di Stato. Non mancano incontri con Licio Gelli e la P2 italiana, servizi segreti e temerarie arrampicate sulle Ande.
Un libro da leggere tutto d’un fiato, sfogliando le pagine immaginandosi seduti ai tavoli del bar in cui, sorseggiando un “caffè italiano”, vengono svelati i piani nazisti e i dati in possesso dell’Ufficiale.

Martina Landi, Responsabile del coordinamento Gariwo

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