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C'è futuro per una Turchia democratica? Dal sogno di un'ex guerrigliera curda alla sconfitta di Erdogan

di Murat Cinar

Yuksel Genç è una donna curda e un'ex guerrigliera che faceva parte del Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK). Nel lontano 1999, insieme ai suoi sette compagnə, ha deciso di unirsi al "Gruppo per la pace" e consegnarsi alle Forze Armate Turche. Da allora, ha continuato la sua lotta utilizzando strumenti politici e pacifici. Yuksel Genç era in Italia in questi giorni per presentare il suo libro “Ho lasciato il fucile in montagna. Diario del cammino di pace di una guerrigliera curda”, edito dalla casa editrice Punto Rosso.

Nel lontano 1999, durante una fase di trasformazione della strategia di lotta adottata dal PKK, un gruppo composto da tre guerrigliere e cinque guerriglieri partì dalle montagne di Kandil, in Iraq, per consegnarsi alle forze dell'esercito turco. Questo gesto rappresentò un tentativo di cambiare il paradigma proposto dal leader storico del PKK, Abdullah Ocalan, già prima del 1999. Si trattava di un nuovo approccio che era emerso all'interno dell'organizzazione dopo lunghe discussioni, e che ha poi costituito le basi del confederalismo democratico, implementato con successo nella regione del Rojava, nel nord della Siria, durante gli ultimi dieci anni. Questa iniziativa rappresentava un importante messaggio del PKK verso Ankara, invitando il governo a intraprendere un dialogo e ad aprire un percorso di trasformazione democratica per la Turchia. Tuttavia, va notato che il momento storico in cui Yuksel ha preso parte a questa iniziativa non è stato il primo tentativo di negoziare una tregua e porre fine alla guerra. Tra il 1993 e il 1999, il PKK ha dichiarato unilateralmente diverse volte un cessate il fuoco, ma purtroppo queste iniziative non hanno ricevuto alcuna accoglienza da parte dei governi di Ankara.

"Abbiamo percorso una lunga strada con l'obiettivo di non morire. Un percorso in cui sono presenti i trafficanti di esseri umani e di armi, i narcotrafficanti, le formazioni paramilitari e gli eserciti della Turchia e dell'Iran. Insomma, una serie di realtà che fanno tutto il possibile perché la guerra non si fermi." Alla fine di questo percorso, queste otto persone si sono consegnate ai soldati dell'esercito turco l'1 ottobre 1999. "Avevamo raggiunto il nostro obiettivo. Abbiamo detto ai soldati che eravamo convintə determinatə a posare le nostre armi che tenevamo in mano in quel momento con la stessa convinzione e determinazione che avevamo quando le abbiamo impugnate per la prima volta." Il momento storico di cui Yuksel ha fatto parte sarebbe forse stata una grande opportunità se la proposta fosse stata accolta da Ankara. Tuttavia, tutte queste otto persone sono state arrestate e condannate a sei anni di carcere. "Se lo Stato avesse accolto positivamente quella proposta, in questi venticinque anni non sarebbero morte altre persone, né curde né turche, non avremmo speso tutti questi soldi per l'economia bellica e non ci sarebbe quell'ostilità che c'è oggi tra i popoli".

Yuksel e le altre sette persone non si sono arrese nemmeno quando erano rinchiuse in carcere. Hanno continuato a lavorare attivamente, scrivendo lettere al Presidente della Repubblica, al Primo Ministro, al Presidente del Parlamento, alle organizzazioni non governative e ai partiti politici. "Una volta ogni due settimane, ricevevamo visite. Queste erano occasioni per comunicare il nostro messaggio di pace al nostro popolo e spiegare il nostro nuovo paradigma. Spesso i soldati facevano ispezioni nelle nostre celle e noi cercavamo anche di dialogare con loro".

Dopo sei anni, Yuksel viene scarcerata e continua a lavorare nella stessa direzione. Lei e le altre sette persone hanno contattato tutti i partiti politici, gli ex agenti dei servizi segreti, gli alti ufficiali dell’esercito e diverse organizzazioni non governative. Così, nel 2007, organizzano una grande conferenza dal titolo “La Turchia cerca la sua pace”. Nel frattempo, organizzano delle "Assemblee per la pace" in numerose città. "Per noi era essenziale spiegare al nostro popolo il nostro messaggio, preparare la società per una convivenza pacifica, con l'obiettivo di esercitare pressione sullo Stato e gettare le basi per una trasformazione democratica della Repubblica di Turchia, dove viviamo".

Yuksel porta avanti la sua missione in questi anni lavorando come giornalista e ricercatrice. Le sue attività giornalistiche, purtroppo, la riportano in carcere, dove rimane per altri tre anni e mezzo. "Non avrei mai pensato che lottare per la pace richiedesse più determinazione, pazienza e forza rispetto alla guerra. L'obiettivo di preservare la vita delle persone è molto più difficile del meccanismo bellico. Innanzitutto, perché ti trovi di fronte a uno Stato che da anni risponde solo con la violenza agli appelli per la pace e poi perché la società in Turchia è ancora molto tesa e polarizzata".

In quegli anni, i tentativi di costruire nuovi meccanismi per la lotta pacifica e politica portarono alla creazione del Congresso del Popolo Democratico (DTK), che successivamente si trasformò in un partito politico, il Partito Democratico dei Popoli, HDP, nel 2012. Si trattava di un partito ombrello che accoglieva tutte le realtà politiche, sia parlamentari che extraparlamentari, che avevano aderito al messaggio del "Gruppo per la pace" e avevano scelto la strada della lotta politica e pacifica. "In questo periodo, per la prima volta, il nostro popolo ha iniziato a sperimentare l'autogoverno, dimostrando che un'altra forma di amministrazione è possibile. Le persone residenti nelle città in cui l'HDP ha vinto le elezioni hanno cominciato a partecipare ai meccanismi decisionali." Un esempio lampante del successo dell'HDP era rappresentato dai campi creati per accogliere le persone in fuga dalla guerra in Siria, rifugiatesi in Turchia. Si trattava di un sistema di accoglienza organizzato in modo orizzontale, in cui la comunità locale era protagonista dell'accoglienza.

Purtroppo, in questi anni, le amministrazioni comunali vinte dall'HDP sono state sospese direttamente con la decisione del Ministero degli Interni. Più di sessanta sindaci e sindache sono statə arrestatə e costrettə a lasciare la Turchia per vivere in esilio. Quest'aggressione autoritaria è stata attuata per ben due volte nell'arco di otto anni. Alla fine, nel 2023, la Corte Costituzionale ha deciso di avviare un processo per chiudere l'HDP con l'accusa di "attività terroristica". Yuksel commenta così questi fatti: "Nonostante questo capillare accanimento nei confronti del tentativo di fare politica pacifica e istituzionale, noi abbiamo saputo rinascere e resistere. Infatti, il popolo curdo sa molto bene resistere e forse una delle cose che sa meglio di tanti altri popoli è quella di fare la guerra. Perché siamo statə sempre costrettə a resistere e lottare. Tuttavia, noi vogliamo insistere sul percorso della lotta pacifica per costruire le basi di una convivenza con tutti i popoli nel paese in cui viviamo".

Nelle elezioni del 31 marzo, la medesima volontà politica si è presentata con un'altra sigla, il Partito dell'Uguaglianza e della Democrazia dei Popoli (DEM). In alcune città, in accordo con il principale partito dell'opposizione, il Partito Popolare della Repubblica (CHP), ha deciso di non presentare alcun candidato, mentre nelle città in cui ha sempre ottenuto un consenso, ha optato per presentare i propri candidati.

Yuksel Genç, riguardo all'esito delle elezioni amministrative, condivide questa analisi sulla partecipazione del Partito DEM: "Dopo la vittoria del DEM, temo che possiamo aspettarci l'attuazione della strategia dei commissari straordinari, come è già accaduto nel 2014 e nel 2019. I sindaci democraticamente eletti potrebbero essere sospesi e poi processati tramite procedimenti falsi con il potere del Ministero degli Interni. Inoltre, possiamo prevedere l'adozione di una strategia di violenza simile a quella del 2015, che ha devastato l'intera area del sud-est della Turchia. Il partito al governo, l'AKP, ha ufficialmente perso queste elezioni e temo che sia disposto a fare tutto per "punire" l'elettorato democratico curdo, poiché il partito DEM si è alleato con il principale partito d'opposizione, il CHP, nella parte occidentale del paese". Yuksel Genç sottolinea che in alcune località del sud-est della Turchia, dove il partito DEM ha perso contro il candidato dell'AKP, si è notata la presenza massiccia di soldati semplici trasportati da fuori per votare a favore del partito al governo. “In ogni caso, il partito DEM ha vinto nelle zone in cui nel 2019 erano stati nominati commissari straordinari. Ciò dimostra che il popolo vuole essere governato dal suo partito. Inoltre, anche se il principale vincitore di queste elezioni, il CHP, non è il partito preferito dall'elettorato del DEM, penso che quest'ultimo abbia deciso di sostenerlo per dimostrare la volontà di alleanza e collaborazione”. Secondo Yuksel Genç, è giunto il momento che il CHP inizi a curare la sua relazione con il DEM allontanandosi dai suoi storici alleati conservatori e nazionalisti. “Dopo questo esito, dobbiamo iniziare a parlare di un nuovo patto di convivenza in Turchia che preveda più libertà e riconoscimento per il popolo curdo, e questo percorso deve essere portato avanti con la massima trasparenza”.

Il 31 marzo è stato certamente più di una semplice elezione, come spesso accade in Turchia; è stato piuttosto un'ulteriore prova che la coalizione al governo stia continuando a perdere consensi, come avviene dal 2013. È stata un'occasione per capire che gli elettori che sostengono il governo vedono nelle opposizioni un'alternativa credibile. Questo momento storico potrebbe determinare i prossimi quattro anni della Turchia, considerando che l'attuale Presidente della Repubblica, teoricamente, non potrà più candidarsi alle elezioni del 2028, secondo la legge. Di conseguenza, in caso di una possibile sconfitta della coalizione al governo, si potrebbe parlare di elezioni anticipate. Tale sconfitta parziale potrebbe anche scatenare una nuova ondata di repressione in Turchia e nel Medio Oriente, mirata a dimostrare la "potenza" del governo. Infatti, solo qualche settimana fa, per la prima volta tra Ankara e Baghdad è stato firmato un accordo storico di collaborazione per avviare nuove operazioni militari congiunte contro il PKK. Questo sicuramente segna l'inizio di una nuova fase di conflitto che avrà impatti su tutta la regione.

Foto di Antonio Baiano

Murat Cinar, giornalista esperto di Turchia

4 aprile 2024

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