In vista delle elezioni israeliane, Bibi Netanyahu si era lasciato andare ad alcune considerazioni sul voto dei palestinesi, tra cui ad esempio: "Sono una forza invasiva che potrebbe votare".
Queste frasi, che contrastano con la Costituzione israeliana che prevede l'uguaglianza tra i cittadini quali che siano la religione e la "razza", sono entrate nel mirino del Presidente americano Obama, che in un'intervista rilasciata a Jeffrey Goldberg sull'Atlantic di giovedì, ha dichiarato: "I commenti anti-arabi del premier di Israele potranno avere conseguenze in politica estera".
"Proprio perché siamo così vicini a Israele", ha dichiarato Obama, "per noi è impossibile rimanere in silenzio. Vorrebbe dire che abbiamo perso credibilità su questi temi".
"Penso anche", ha proseguito il Presidente USA riconoscendo la preoccupazione legittima delle comunità ebraiche, "che a soltanto una generazione di distanza dalla Shoah, la retorica antisemita e quella anti-israeliana siano in crescita. Da parte di alcune forze politiche pare esserci uno sforzo concertato per equiparare l'essere filo-israeliani , e quindi il sostegno al popolo ebraico, con l'essere disponibili a dare un imprimatur alle politiche del governo di Israele. In questo modo, se uno intende discutere della politica degli insediamenti, è giudicato anti-israeliano o antiebraico. Se esprime compassione o empatia verso i giovani palestinesi, che affrontano misure restrittive per la loro libertà di viaggiare, è sospettato di non sostenere più Israele. Se si è in disaccordo con il governo israeliano, passa la nozione che si è anti-israeliani e, per estensione, antiebraici. Io questo lo rifiuto".
Obama ha proseguito ricordando che, pur essendo il suo impegno immutato nell'aiutare anche militarmente Israele, ad esempio inviando esperti a valutare il fabbisogno del suo esercito, intende essere molto chiaro sul fatto che, se crede nell'uguaglianza e democrazia per gli ebrei, come crede nell'uguaglianza e nella democrazia per i neri (non è mancato un riferimento alla lotta di Nelson Mandela e ai principi "ebraico-cristiani, e in definitiva universali", che hanno portato a progressi quale l'abolizione della schiavitù), per lui è inderogabile il dovere di provare compassione per gli altri popoli che subiscono ingiustizie, compresi i palestinesi. Quindi Obama ha lanciato un monito: "Quando si perseguitano le minoranze facendone un elemento altro, si distrugge qualcosa in se stessi, e il mondo entra in una drammatica crisi". Parole dure che forse, però, nonostante provengano da un Presidente che è stato anche insignito del Premio Nobel della Pace in passato, arrivano da una Casa Bianca la cui credibilità è oggi in seria discussione, visti gli insuccessi contro l'ISIS.