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"Non avete una coscienza?"

la lotta delle Madri degli attivisti scomparsi a Istanbul

Le chiamano le Madri del Sabato. Da sabato 1° settembre 1995, le congiunte dei morti e scomparsi per abusi extragiudiziali in Turchia si riuniscono ogni sabato in via dell'Indipendenza a Istanbul per chiedere giustizia per i loro cari.  

Si tratta soprattutto di madri e parenti di attivisti curdi, finiti nelle maglie della repressione turca in un periodo che va dal 1980 alla metà degli anni '90. Le fondatrici furono le parenti degli attivisti curdi Ridvan Karacok e Hasan Ocak, trovati morti all'inizio degli anni '80 nei boschi fuori Istanbul, dopo essere stati prelevati dalle forze di sicurezza turche. I loro corpi recavano segni di tortura. Alle prime madri, mogli o sorelle se ne sono aggiunte molte altre nel corso dei decenni. Il gruppo ha anche ottenuto importanti riconoscimenti da parte di organizzazioni come Amnesty International. 

Dopo gli anni duri dell'inizio (1995-1999), quando le donne dovettero sospendere le loro manifestazioni a causa degli abusi e degli arresti che continuavano a subire, arrivarono gli anni della tolleranza. Nel 2009 infatti, quando Erdogan fu eletto per la prima volta Presidente, sembrava perfino interessato a stabilire una commissione d'inchiesta su quelle violenze e sparizioni e aveva ricevuto le madri, promettendo alla più anziana di ritrovare suo figlio. Ora purtroppo il leader sembra non essere più interessato alla questione. Le manifestazioni hanno conosciuto diversi ostacoli a partire da agosto. Lo scorso sabato, in particolare, la polizia ha ricevuto l'ordine di disperdere le Madri del Sabato - diventate una specie di istituzione su Via dell'Indipendenza - con lacrimogeni e fermi cautelariCome ipotizza Kemal Can, un eminente editorialista di Cumhuriyet, "forse la preoccupazione era che le Madri del Sabato, che hanno assunto un'identità politica rispettata, legittima e orgogliosa, potessero diventare una base per una lotta di massa". 

Il New York Times ha dichiarato comunque che Il governo ha manifestato un forte imbarazzo per il trattamento riservato alle Madri. Ad agosto, quando sono ricominciate le repressioni violente delle donne, un portavoce di Erdogan aveva rilasciato un comunicato quasi conciliante, dicendo: "non c'è niente che meriti più rispetto del dolore di una madre che ha perso suo figlio, della sua nostalgia del ragazzo". Tuttavia le Madri del Sabato lamentano forti maltrattamenti, ed Emine Ocak, una delle leader, ha dichiarato in una conferenza stampa rivolta proprio a Erdogan: "Non ho ucciso nessuno, perché fate questo a me? Sto soffrendo, sono in lutto, non avete una coscienza?". 

La vicenda si inserisce all’interno di un contesto sempre più teso in cui Erdogan ha il completo controllo del Paese. Recentemente sono stati compiuti una serie di atti intimidatori, che hanno portato anche all’arresto di migliaia di oppositori, al licenziamento di alcuni giudici, e alla condanna all’ergastolo di sei giornalisti turchi, tra cui Ahmet e Mehmet Altan.

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