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Le ambizioni di Vladimir Putin

intervista a Francesco Bigazzi

Dal ruolo di Putin nel negoziato per la crisi siriana alle ormai prossime Olimpiadi di Sochi, passando per le proteste in Ucraina e il riaccedersi del nazionalismo russo, Mosca è oggi al centro dei riflettori internazionali. Abbiamo chiesto a Francesco Bigazzi, giornalista, un commento sulle ambizioni del presidente Putin. Ecco cosa ci ha raccontato.


Da giorni si parla delle proteste in Ucraina. Cosa sta succedendo a Kiev? Cosa pensa di queste dimostrazioni e del commento di Putin, che le ha definite un “pogrom anti-russo”?

Le proteste in corso a Kiev sono legittime, perché mostrano lo scontento popolare nei confronti di un presidente, Viktor Yanukovic, che ha sempre agito in modo estremamente brutale contro ogni opposizione. Sono proteste importanti per l’Ucraina, che finalmente ha trovato il coraggio di scendere in piazza. Naturalmente il rapporto con Mosca è molto complicato, perché se da una parte Yanukovic è un nazionalista della vecchia guardia sovietica, dall’altra cerca di affrancarsi da Mosca e di sopprimere ogni libertà interna. Per quanto riguarda il commento di Putin, ritengo che il presidente russo non possa assolutamente considerare queste proteste un pogrom anti-russo, perché alle dimostrazioni prendono parte tutti gli strati più democratici della società ucraina.  

Dalle notizie che arrivano da Mosca si percepisce il tentativo di Putin di creare un nuova ideologia nazionale, basata sul mito della Grande Russia.. Penso ad esempio all’introduzione di linee guida per un manuale di storia unico per le scuole che in qualche modo riabilita la figura di Stalin. Di che tipo di operazione si tratta?

L’interesse di Putin è quello di ricreare un’unione tra tutti i popoli slavi dell’est, mirando non soltanto all’Ucraina, dove circa l’80% della popolazione è slava, ma anche all’Estonia, alla Lettonia, in parte alla Lituania, per non parlare poi del Kazakistan. E in questo progetto rientra anche la sua forte alleanza con la Chiesa ortodossa.  Putin cerca quindi di essere il nuovo unificatore del mondo slavo, e lo fa da una posizione di forza - sostanzialmente economica.  Anche l’Unione doganale voluta dal presidente russo fa parte di questo tentativo. Dopo il crollo dell’Unione sovietica, Mosca ha accettato di tenere uniti i Paesi più fedeli con la Comunità degli Stati indipendenti. Questa struttura tuttavia non ha funzionato, e ora la Russia cerca di riedificarla su una base molto più solida e concreta, ovvero l’Unione doganale. È chiaro che il tentativo è quello di, in un certo senso, rinsaldare quello che resta del mondo dell’ex Unione sovietica. 

Come si sta preparando la Russia per le prossime Olimpiadi invernali? 

Questo è un momento molto interessante per la Russia. Il Paese sta attraversando un periodo di rivoluzione interna che, sebbene molto poco conosciuto all’estero, è una realtà importante, soprattutto tra i giovani. Sotto il regime autoritario di Putin si sta creando per la prima volta una borghesia che sta mettendo in atto forme di opposizione diverse, più democratiche. Fino a questo momento l’opposizione russa esisteva ed era presente, ma era divisa e frammentata in gruppi diversi - dai bolscevichi, a Kasparov, agli estremisti - e quindi perdeva di credibilità. Ora invece c’è un’opposizione inedita, più silenziosa e che manifesta con azioni meno spettacolari... Ma qualcosa si sta muovendo, e le Olimpiadi saranno l’occasione per far emergere questa nuova Russia. 

Cosa pensa invece della nuova fase della politica estera di Putin, inaugurata con i negoziati per la crisi siriana? 

Putin è molto abile, e sta riempiendo un vuoto politico determinato dalla debolezza di Barack Obama. È chiaro che, davanti alla scarsa determinazione del presidente americano, si apre un momento molto favorevole per il leader russo.  Putin ha saputo sfruttare in un modo magistrale la situazione siriana, e ora sta riempiendo i vuoti lasciati da una parte dal disimpegno europeo e dall’altra dalla volontà degli americani di chiudersi in se stessi e pensare meno alla politica internazionale. L'ambizione di Putin è quella di far recuperare alla Russia il ruolo di potenza planetaria che aveva perso dopo il crollo dell'Urss e la caduta del Comunismo. Non a caso, dopo tanti anni, per la prima volta quest'anno le spese per gli armamenti sono quadruplicate.

Martina Landi, Responsabile del coordinamento Gariwo

6 dicembre 2013

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