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Algeri, 1957. Maurice Audin, ucciso perchè contrario alla guerra

Macron ammette le responsabilità francesi

La Guerra d'Algeria (1954-1962) fu un incubo per l'Europa, che credeva ormai di essere fuori dai bagni di sangue della prima metà del XX secolo. Numerose stragi si compirono anche sul territorio francese propriamente detto, la cosiddetta metropoli. Il conflitto fu tanto grave da richiedere di richiamare al potere il generale Charles De Gaulle, che si credeva ormai lontano dalla politica dopo il suo ruolo importante ma contestato nella Resistenza. 

Le vittime furono 300.000. Oltre 100.000 europei, compresi francesi, belgi, italiani e spagnoli nati in Africa - i cosiddetti pied noir - che spesso non avevano da secoli alcun contatto con la Francia metropolitana, vi furono rimpatriati forzatamente.

Su questa guerra furono scritti libri e discorsi di intellettuali come Albert Camus, Jean Paul Sartre e il controverso Frantz Fanon, e fu girato un celebre film, La Battaglia di Algeri di Gillo Pontecorvo.

Il 13 settembre 2018 il Presidente francese Emmanuel Macron è tornato su quell'epoca difficile, in cui si affrontarono militarmente non solo francesi contro algerini islamici, ma anche francesi contro francesi e musulmani estremisti contro musulmani moderati, con veri e propri atti di terrorismo. Alcune inchieste hanno portato alla luce perfino il coinvolgimento di ex collaborazionisti filonazisti, come il famigerato Maurice Papon, già responsabile della deportazione di migliaia di bambini ebrei nei campi di sterminio.

Per la precisione il leader dell'Esagono ha ammesso non solo l'uccisione da parte dei militari di un matematico francese di 25 anni contrario alla guerra, Maurice Audin, ma anche un generalizzato e sistematico uso della violenza da parte dell'esercito francese durante la Guerra d'Algeria. 

L'atto di Macron, che segna la fine di una battaglia legale durata 61 anni tra la vedova Josette Audin e lo Stato francese, è anche, secondo lo storico Benjamin Stora - importante esperto di relazioni franco-algerine - "una svolta nella storia della Francia. Qualcosa di molto più grande del caso di Maurice Audin. Macron ha parlato di un sistema che dava spazio alla tortura, alla violenza, ai crimini - sotto la diretta responsabilità dello Stato.

Macron si è recato dalla vedova di Audin, di 87 anni, nel sobborgo parigino di Bagnolet, l'ha abbracciata e le ha chiesto perdono. Maurice era un giovane e brillante professore dell'Università di Algeri, comunista, attivo nelle manifestazioni contro la guerra, ma non in alcun tipo di resistenza armata. I soldati francesi si paracadutarono in casa sua la notte dell'11 giugno 1957, lo arrestarono e lo torturarono a morte.

Secondo la studiosa Raphaëlle Branche, che ha scritto sull'uso della tortura nell'esercito francese durante la Guerra d'Algeria, le dichiarazioni di Macron sono paragonabili alle storiche ammissioni di Jacques Chirac nel 1995 riguardo le responsabilità francesi nella retata nazista del Velodromo d'Inverno del 1942, quando con la complicità dei fascisti di Vichy i tedeschi radunarono per la deportazione la maggior parte degli ebrei di Parigi. L'atto di Macron va considerato un vero e proprio intervento di politica estera, contro il terrorismo e per la cooperazione tra le sponde del Mediterraneo.

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