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Il curdo proibito in Turchia fino al 1991, autorizzato a scuola dal 2013

con le riforme per la democratizzazione

La negazione della cultura curda era stata sancita con la riforma linguistica del 1928, quando la Turchia aveva sostituito l'alfabeto arabo con quello latino per avvicinarsi all’Occidente e ridurre l'influenza dell'Islam sullo stato, divenuto laico. La nuova legge vietava di esprimersi in curdo e di utilizzare tre lettere dell’alfabeto, “Q”, “X” e “W”, corrispondenti a suoni della lingua curda, nei documenti ufficiali (con pene fino a sei mesi di carcere per chi violava il divieto), nei nomi e nelle carte d'identità turche.

Lo scopo era definire una lingua comune a tutto il territorio.

Nel 1983 una legge aveva rafforzato il ruolo del turco come la “lingua madre” di tutti i cittadini e proibito l’utilizzo del curdo nei luoghi pubblici, considerato oltraggio alla Costituzione e alla lingua madre.

L'uso del curdo è rimasto illegale fino al 1991, poi è stato ammesso solo in ambito privato e tollerato in alcune limitate occasioni pubbliche.

Dal 2005, in concomitanza l’avvio delle trattative per l’adesione della Turchia all’Unione europea il governo ha accolto alcune richieste dei curdi introducendo corsi in curdo e in altre lingue minoritarie nelle università nel 2009.

Con la riforma del 2012 per la prima volta le scuole in Turchia hanno potuto insegnare la lingua curda come materia facoltativa; nel 2013, nell’ambito del processo di democratizzazione generale, è stata revocata la messa al bando delle tre lettere dell’alfabeto ed è stato autorizzato l’insegnamento del curdo nelle scuole private e l'uso del curdo nelle aule dei tribunali.

La situazione è però cambiata dopo l'interruzione del processo di pace tra governo turco e il Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK) nel 2015 e la conseguente ripresa delle tensioni sfociate in scontri tra i curdi e l'esercito nelle province del sud-est.

L'educazione nella lingua madre, un diritto molto sentito dai curdi, è stato di recente rimesso in discussione nelle università, dove gli studenti del dipartimento di lingua e letteratura curda non possono più scrivere le tesi in curdo e tutte le lezioni devono essere tenute in turco, secondo quanto stabilito dal Consiglio di istruzione superiore (YÖK) un anno fa.

Un altro segno del mutato clima riguardo al riconoscimento della lingua e della cultura curda è la vicenda di Nûdem Durak, cantante e musicista folk curda, arrestata nel 2015 e successivamente condannata a 19 anni di reclusione per aver cantato nella propria lingua, fatto ritenuto dalla magistratura come una forma di propaganda terroristica.

La cantante è destinata a restare in carcere fino al 2034. Molti politici e intellettuali si sono già mobilitati per lei: Noam Chomsky, Demba Moussa Dembélé, Pinar Selek, Zehra Doğan, Elsa Dorlin, Peter Gabriel e moltissimi altri.

Lo scorso ottobre inoltre le autorità turche hanno vietato, per la prima volta in 106 anni di storia, uno spettacolo in lingua curda che doveva andare in scena al Teatro municipale di Istanbul.
"Beru",
un adattamento curdo di "Clacson, trombette e pernacchi" di Dario Fo,  era incluso nel programma di ottobre del Teatro comunale di Istanbul, gestito dalla municipalità guidata dal Partito popolare repubblicano (CHP) di opposizione laica.

Secondo le autorità lo spettacolo era stato vietato per timori legati all'"ordine pubblico", per impedire la diffusione di propaganda per il "gruppo terroristico" PKK, e non per il fatto di essere recitato in curdo.


1 luglio 2021

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