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Rapimenti, repressioni, revisionismo storico: chi è Prabowo, il nuovo presidente dell'Indonesia

di Lorenzo Lamperti

Accusato di violenze e atrocità, congedato dall'esercito per ripetute violazioni dei diritti umani, esiliato in Giordania, impossibilitato a mettere piede negli Stati Uniti, considerato molto vicino a organizzazioni islamiste radicali. Con un curriculum del genere, potrebbe apparire complicato diventare protagonisti di una carriera politica di successo. Figurarsi essere eletti presidenti con un vantaggio schiacciante su tutti gli avversari. E invece è successo. Prabowo Subianto è stato eletto nuovo presidente dell'Indonesia, la nazione a maggioranza musulmana più popolosa al mondo. L'ex comandante delle forze speciali del dittatore Suharto entrerà in carica il prossimo ottobre, ma intanto il suo trionfo alle urne è stato ufficializzato il 20 marzo dalla commissione elettorale. Alcune centinaia di persone si sono radunate diversi giorni a Giacarta per protestare contro Prabowo e contro Joko Widodo, il presidente uscente da alcuni considerato una sorta di "traditore" della democrazia indonesiana per aver di fatto favorito l'incoronazione di quello che è stato a lungo il suo più acerrimo rivale. Già, perché Widodo (ancora molto popolare a pochi mesi dalla scadenza del suo secondo mandato) ha scelto di piazzare il figlio come vice di Prabowo, abbandonando il candidato del suo partito e teorico erede. Creando di fatto le condizioni per cui Prabowo è riuscito a ottenere il 60% alle elezioni dello scorso 14 febbraio, superando nettamente il 50% necessario per evitare il ballottaggio.

Riavvolgiamo il nastro. Chi è Prabowo? Ultimo esponente di una influente dinastia politica dell'isola di Giava, è stato a lungo non solo il "braccio armato" del dittatore Suharto, ma anche suo genero. Le forze speciali Kopassus, sotto il comando di Prabowo, hanno represso diverse proteste. Uno degli episodi più violenti è stato quello dell'Università Trisakti di Giacarta, avvenuto nel maggio 1998. Quattro studenti furono uccisi e decine di altri furono feriti. L'incidente scatenò un'indignazione diffusa e, dopo la caduta di Suharto, portò al congedo con disonore di Prabowo dall'esercito. Nello stesso anno, le sue forze speciali sono state accusate di almeno 22 rapimenti di attivisti pro democrazia. Tredici di loro non sono mai stati ritrovati. Non è tutto. Sempre negli anni Novanta ha sedato i moti per l'indipendenza di Papua e di Timor Est con l'aiuto di truppe irregolari che operavano incappucciati e di notte.

Protagonista anche di un golpe fallito, per alcuni anni è rimasto in esilio in Giordania. Anni dopo, è tornato e ha trovato un'Indonesia democratica. Ma lui non è mai finito a processo, né per la repressione dell'Università Trisakti e neppure per i 22 rapimenti. Anzi. Prabowo ha lanciato il suo lungo assalto alla presidenza, stringendo legami con ambienti nazionalisti e con i gruppi islamisti radicali. Per due volte è stato sconfitto, nel 2014 e nel 2019, dal suo grande rivale Joko Widodo. In entrambe le occasioni non ha accettato la sconfitta. Al secondo tentativo, ha accusato Widodo di brogli elettorali, scatenando una delle peggiori violenze politiche degli ultimi decenni in Indonesia. Centinaia di persone sono rimaste ferite durante gli scontri tra i sostenitori di Prabowo e la polizia dopo l'annuncio dei risultati del voto. E almeno sei persone sono state uccise. Poi, l'imprevisto accordo: Widodo ha nominato Prabowo ministro della Difesa. Sembrava una mossa dettata dalla necessità di ottenere una pacificazione e dare stabilità interna all'Indonesia, concedendo a Prabowo la guida proprio della difesa, dopo i suoi trascorsi militari non certo cristallini.

Quella mossa si è rivelata invece solo la prima di una svolta ben più profonda. Nei mesi precedenti alla campagna elettorale in vista del voto del 14 febbraio, Widodo ha scaricato Ganjar Pranowo, ex governatore di Giava centrale indicato dal suo Partito democratico indonesiano di lotta. La prova definitiva in tal senso è arrivata quando Prabowo ha annunciato come suo vice Gibran Rakabuming Raka. Nientemeno che il figlio di Widodo. Per candidarlo alla vicepresidenza, si è fatto ricorso a una sentenza che a molti è sembrata ad personam. Per la legge indonesiana, infatti, servirebbero 40 anni per candidarsi a presidenza e vicepresidenza. Ma Widodo Jr. ha solo 36 anni. Ebbene, a pochi mesi dal voto la Corte costituzionale ha stabilito che il vincolo non si applica a chi ha già vinto un'elezione locale, come accaduto a Gibran, sindaco della città di Surakarta. Attenzione a chi ha emesso la sentenza, perché a capo della Corte costituzionale di Giacarta c'è il marito della sorella di Widodo.

A completare l'opera, ci ha pensato una strategia comunicativa tagliata su misura dell'era dei social. Da ex generale incendiario e provocatorio, Prabowo si è tramutato in una sorta di "zio" o "nonno" buono e un po' goffo, ma ovviamente saggio. I suoi video su TikTok e Instagram sono diventati virali, anche e soprattutto nelle generazioni più giovani che delle sue malefatte e della dittatura di Suharto ricordano poco o nulla. Un passaggio decisivo, visto che in Indonesia circa il 60% degli elettori ha un'età inferiore ai 40 anni. Un po' come già fatto, col medesimo successo, da Ferdinand Marcos Junior nelle elezioni del 2022 nelle Filippine, Prabowo è riuscito non solo a far dimenticare completamente il suo controverso passato, ma anzi a usarlo come un'arma a favore, rimandando a "tempi migliori" che non sono mai esistiti ma che fungono da richiamo attraente in tempi di grande instabilità globale e di incertezza economica. Sui più adulti, invece, Prabowo ha convinto la maggior parte degli elettori di essere lui l'uomo giusto per garantire continuità con l'era Widodo. Non tutti gli hanno creduto, come dimostrano le proteste e le denunce di brogli da parte dello sconfitto Anies Baswedan.

Ma il futuro dell'Indonesia sembra legato a Prabowo. E a un passato che si è scelto di dimenticare.

Lorenzo Lamperti, direttore editoriale China Files

22 marzo 2024

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