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Quello che sta succedendo in Israele non si era mai visto prima

di Anna Foa

È sabato 22 luglio e mentre scrivo un lungo lunghissimo serpente di donne, uomini, bambini si snoda lungo la strada che da Tel Aviv porta a Gerusalemme per manifestare il loro sostegno alla democrazia e il loro rifiuto di un governo che sta cercando di distruggerla. Da trenta settimane, più della metà di un anno, gli israeliani scendono in piazza per manifestare. 

Tutti abbiamo visto le immagini dall’alto delle decine, centinaia di migliaia di persone che invadono pacificamente le strade per protestare, per bloccare le riforme di Netanyahu che darebbero un colpo mortale al sistema democratico in Israele. Laici e religiosi, uomini, donne, gay, docenti universitari in sciopero a tempo indeterminato contro il governo, riservisti, soldati, giudici, diplomatici: persone. 

Se Netanyahu vincerà, un governo composto da fanatici messianici, razzisti, fascisti dichiarati potrà fare quello che vorrà nel Paese, senza più il controllo della Corte Suprema. Saranno in pericolo in primo luogo com’è ovvio i diritti dei palestinesi, ma gli israeliani non si illudono, lo saranno quelli di tutte le minoranze, cattolici in primo luogo, e insieme quelli dei gay, e perfino delle donne, dell’altra metà del mondo. Mentre tutto questo succede, i fanatici assaltano i villaggi arabi in veri e propri pogrom, protetti – i fanatici beninteso – dalla polizia, con morti e feriti. E vanno avanti imperterriti, come gli zeloti all’epoca della guerra tra giudei e romani, per distruggere di nuovo il Paese.

Quello che sta succedendo, la straordinaria risposta dei dimostranti, è qualcosa di mai visto prima né in Israele né, mi azzarderei, nel resto del mondo. Le bandiere di Israele, che troppe volte avevamo visto solo sugli edifici governativi, sono ora in mano a decine di migliaia di dimostranti, quelli che il governo chiama terroristi e anarchici, e sono diventate il simbolo della democrazia. È qualcosa che apre il cuore e che fa pensare a tutti quanti sono là a dimostrare, a tutti quelli che dal resto del mondo li guardano, che c’è ancora speranza nel mondo e per gli ebrei. È un fatto che mi fa sentire felice ed orgogliosa di essere ebrea, un sentimento che negli ultimi anni era davvero difficile provare.

In tutto questo, mentre gli ebrei americani e di molte altre parti del mondo si uniscono alla protesta di Israele, da noi poco si sa, poco si parla. Nei nostri media, innanzi tutto, ma ancor più nel mondo ebraico italiano, che dovrebbe sentire questa situazione come sua. Dove è finito l’amore per Israele degli ebrei italiani, serve solo a elogiare Netanyahu e i suoi ministri? Perché non si parla, non si discute, non si danno continuamente notizie? Di cosa abbiamo paura, di cui invece non hanno paura i nostri fratelli in Israele? Dove vedremo stasera la grande manifestazione contro il governo a Gerusalemme, solo sui social perché gli altri tacciono? Israele è in pericolo e noi non parliamo, questa è la nuda realtà!

Anna Foa

Analisi di Anna Foa, storica

23 luglio 2023

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