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SEVOTA: un'associazione di donne che lavora per ricostruire le relazioni umane

L'organizzazione e il supporto di gruppi locali, l’educazione e la comunicazione i loro punti di forza

Dalla voglia di non arrendersi e dalla forza di alcune donne coraggiose è stata fondata nel 1994 nel distretto di Kamonyi in Ruanda SEVOTA, un'organizzazione che lavora per ricostruire le relazioni umane che sono state distrutte durante il genocidio, con particolare attenzione alle donne e ai bambini.

Godelieve Mukasarasi, fondatrice di SEVOTA, come altre 500.000 donne ruandesi, è stata vittima di uno stupro di guerra.
Godelieve è stata punita perché, pur essendo Hutu, aveva sposato un uomo Tutsi. Lei e la sua famiglia riuscirono a sopravvivere al genocidio e, Godelieve decise di reagire alle fratture che la guerra aveva creato. Una violenza crudele che aveva voluto imporre alle proprie vittime, per lo più donne, umiliazioni fisiche e psicologiche.

SEVOTA (Solidarietà per la Crescita delle Vedove e degli Orfani nel Lavoro e nella Promozione di Sé) è un’associazione fatta di donne che offre supporto psicologico e finanziario alle vedove del genocidio, senza distinzione tra le mogli degli autori delle violenze e le donne vittime degli stupri.

Questa è la sua forza. L'obiettivo generale di Sevota è quello di promuovere attività relative alla pace, alla risoluzione pacifica dei conflitti e alla promozione dei diritti umani, in particolare dei diritti delle donne e dei bambini vulnerabili, attraverso la creazione di spazi di dialogo e rafforzamento delle capacità.

SEVOTA aiuta le persone in difficoltà ad analizzare i propri problemi e quelli della comunità e a trovare soluzioni adeguate. Immagina una società in cui la dignità umana è valorizzata e in cui uomini, donne e bambini si sostengono a vicenda per il loro sviluppo personale. L’organizzazione vuole contribuire al miglioramento delle condizioni di vita morali, sociali, politiche, culturali ed economiche della comunità ruandese.

Lo fa attraverso queste strategie di intervento: l'organizzazione e il supporto di gruppi, la mobilitazione comunitaria, l’informazione, l’educazione e la comunicazione.

I beneficiari principali del lavoro di SEVOTA sono vedove, donne vittime di aggressioni sessuali, orfani e bambini vulnerabili.

SEVOTA ha attivato molti progetti per sostenere la comunità: dal counselling psicologico (con particolare attenzione per l’accettazione dei figli dello stupro) all’organizzazione di cooperative professionali. Inoltre si occupa anche dell’attivazione di piccole attività generatrici di reddito come l’apicoltura, la realizzazione di panieri artigianali da vendere per i matrimoni, la coltivazione del sorgo per la produzione dell’omonima birra molto apprezzata nel Paese, l’allevamento e l’agricoltura.

Grazie alle attività promosse dall’organizzazione dal 1994 ad oggi, 1300 famiglie ruandesi hanno avuto accesso al microcredito e 2000 bambini sono entrati in contatto con le associazioni di pace e sviluppo cooperativo che si sono unite all’impegno di SEVOTA.

“Dovevamo ricominciare a vivere”, ricorda Godelieve Mukasarasi, 58 anni. Per non cedere alla violenza o alla disperazione lei stessa, ha quindi deciso di mobilitare altre vittime di stupro e insieme le donne hanno trovato il coraggio di testimoniare davanti al Tribunale penale internazionale per il Ruanda (International Criminal Tribunal for Rwanda) creato ad Arusha, in Tanzania, dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, che ha avuto un ruolo fondamentale nella definizione del concetto di genocidio. In passato, a un violentatore veniva data la stessa pena che a un ladro di vacche. Le parole delle donne che testimoniarono ad Arusha fecero sì che per la prima volta lo stupro fosse riconosciuto come crimine contro l’umanità e arma di genocidio. “La violenza sessuale ha fatto parte della distruzione dei Tutsi. Distruzione dello spirito, della volontà di vivere, della vita stessa”, riporta la sentenza contro i genocidaires della regione di Butare, nel sud del Ruanda.  In questi anni SEVOTA ha sviluppato diverse collaborazioni con organizzazioni e istituzioni, tra cui l’Ufficio di monitoraggio del genere in Ruanda, il Ministero ruandese per il genere e la promozione delle donne e il Fondo mondiale per le donne.  Questo ha permesso all’organizzazione di far conoscere le proprie attività ad un pubblico sempre più vasto e di creare legami sempre più solidi per diffondere la propria mission.

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