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"Il Mediterraneo è un buco nero che cancella le vite umane"

Intervista al disegnatore Francesco Piobbichi. Di Tatjana Dordevic

Tatjava Dordevic intervista per Gariwo il disegnatore Francesco Piobbichi, autore di due raccolte di illustrazioni dedicate ai migranti. Alla fine dell'intervista è presente una breve galleria fotografica, contenente alcune tra le opere più rappresentative realizzate da Piobbichi. 

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 Non si definisce un artista, ma piuttosto un "disegnatore sociale". I disegni di Francesco Piobbichi ritraggono la vita, la sofferenza e la speranza dei migranti che viaggiano attraverso il Mar Mediterraneo. Lui è anche un operatore sociale dell'associazione "Mediterranean Hope", che dal 2013 fornisce sostegno ai migranti nel loro diritto di muoversi, cercare protezione e integrarsi nella nuova società. Attualmente, Francesco è impegnato in un nuovo progetto denominato "Dambe so", che in lingua Bambarà, uno degli idiomi più diffusi dell'Africa occidentale, significa "casa della dignità". Si tratta della costruzione di un ostello per i braccianti, realizzato in Calabria dalla Federazione delle chiese evangeliche.

Ad ogni modo, la maggior parte del tempo lui la trascorre a Lampedusa, il luogo in cui nel 2014 ha eseguito il suo primo disegno. Si ricorda che quel giorno soffiava scirocco, caldo e umido. In quel periodo c'erano molte tragedie in mare. Era seduto in un bar vicino alla costa e per caso aveva con sé i pastelli che di solito, come spiega, vengono usati dai migranti per colorare oggetti decorativi nei centri di accoglienza. In quel momento particolare ha realizzato il suo primo disegno, intitolato "L'umanità tramonta", che raffigura persone in mare con le braccia aperte al sole. "Quel disegno l'ho dedicato a tutti coloro che salvano i migranti e che spesso si trovano a dover scegliere chi soccorrere", racconta Piobbichi.

Le sue illustrazioni fanno oggi parte di due raccolte. Il libro "Disegni dalla frontiera" - edito dalla Claudiana Editrice e pubblicato nel 2016, in italiano e inglese - raccoglie 59 tavole che raccontano, come dice l’artista, "la lotta viva dei dannati della terra, l’indifferenza delle torri d’avorio e l’odio dei muri che le circondano". L'altro libro si intitola "Sul mare spinato", pubblicato nel 2018 e dedicato a coloro che non hanno nemmeno un nome.

Nei suoi disegni è spesso presente il filo spinato, che per Piobbichi rappresenta il simbolo del Mediterraneo che cancella le vite umane. "E coloro che sopravvivono, in questo mare lasciano la loro dignità. Nei miei disegni il filo spinato è il principale simbolo. In alcuni di essi, specialmente nelle illustrazioni dei migranti che lavorano nelle piantagioni di frutta e verdura, il filo spinato è disegnato intorno al collo delle persone, come ostacolo sul loro cammino per diventare cittadini di secondo livello", dice Piobbichi, aggiungendo che nel Mar Mediterraneo si sta verificando da anni un genocidio. "Possiamo anche chiamarlo un genocidio indiretto, una sorta di buco nero che cancella la memoria delle vittime della crisi migratoria. Perché, sapete, quando aprite una fossa comune, trovate corpi o resti delle vittime, mentre nel mare spesso non rimane nulla". 

Nei suoi disegni, Piobbichi utilizza anche i miti. La medusa, ad esempio, è diventata un essere con capelli fatti di filo spinato, dall'aspetto veramente spaventoso. "La paura è proprio ciò che impedisce qualsiasi forma di pensiero critico", spiega. A differenza della fotografia, il disegno ha una forma più profonda, che si identifica nell'essere umano. I suoi lavori sono storie emotivamente intense, in cui ha rappresentato gli eventi che ha vissuto. A volte egli illustra anche le esperienze patite dai migranti che ha incontrato. Tutto ciò assume una dimensione curativa per Francesco, ma soprattutto per il pubblico e per la comunità. Alle persone che gli chiedono come possano aiutare, lui risponde che è necessario costruire una nuova società morale, poiché il sistema in cui viviamo l'ha distrutta.

Per questo uomo, i confini sono esempi di collasso della società, luoghi dove tutti i significati della distruzione morale assumono un'importanza così esemplare da diventare quasi banali. "La solidarietà con i poveri, nel tentativo di salvarli, diventa un crimine", dice Piobbichi, concludendo che nella società di oggi l'idea di mancanza di rispetto per qualsiasi tipo di morale diventa una virtù, mentre l'ingiustizia giace in fondo al mare, perché la povertà è diventata un crimine.

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