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Matteotti Medley, un documentario teatrale sull’uomo simbolo della lotta politica antifascista

la recensione di Gianluca Chianello

Da alcune settimane è iniziato il tour teatrale della nuova opera di Maurizio Donadoni, Matteotti Medley, spettacolo prodotto nel 2022 dal Teatro degli Incamminati deSidera di Milano.

Lo spettacolo, scritto ed interpretato da Donadoni e diretto da Paolo Bignamini, è una sorta di monologo-documentario che ripercorre i momenti più significativi della vita di Giacomo Matteotti, soffermandosi in modo particolare sulla ricostruzione della sua controversa morte, di cui quest’anno ricorre il centesimo anniversario.

Un palco spoglio e dalla scenografia essenziale, solo pochi ma significativi oggetti di scena che rappresentano i cinque capitoli con cui si struttura la sceneggiatura; proprio grazie a quest'ultima possiamo conoscere meglio aspetti più o meno noti della vita del deputato socialista. Dalla sua infanzia vissuta felicemente con i fratelli Silvio e Matteo nella bottega di ferramenta del padre Girolamo e della madre Elisabetta, alle prime lotte politiche in difesa dei contadini del Fratta Polesine, intraprese dopo aver conseguito quella laurea in giurisprudenza che gli costerà una certa diffidenza da parte di alcuni compagni, e da lì fino a Roma, dove si eresse a leader e martire dell’antifascismo in un Parlamento ormai svuotato del suo potere. Maurizio Donadoni, alternando una narrazione precisa e meticolosa a stacchetti musicali che riprendono ballate, musiche d’amore anni ‘20, marcette squadriste e stornelli razzisti tipici dell’epoca, ci conduce con passione e partecipazione fino a quel maledetto 10 giugno 1924 quando, mentre si recava alla Camera dei deputati sul lungotevere Arnaldo da Brescia, Matteotti venne avvicinato e rapito da una squadra di sicari capeggiati da Amerigo Dumini, che lo assassinerà nella colluttazione che seguì a bordo dell’automobile usata per il rapimento.

Nella penombra del palcoscenico si staglia minaccioso e inquietante il busto del Duce, della cui immagine stilizzata si riconosce l’elmetto e la mascella volitiva caratteristica del capo del regime, l’ombra nera che di quel vile atto fu mandante e ispiratore, colui che di quel vile atto si prese la responsabilità dopo aver realizzato l’incapacità dell’opposizione parlamentare di mostrarsi compatta e unita, oltre che del Re di prendere una posizione decisa.

Nel racconto di Maurizio Donadoni impariamo a conoscere meglio non solo Matteotti ma anche e soprattutto i suoi aguzzini, a partire da colui che guidò quella squadra omicida appartenente alla cosiddetta Ceka fascista, ossia il signor "dodici omicidi", come lo stesso Dumini amava vantarsi e presentarsi facendo mostra delle proprie nobili imprese.

Matteotti Medley ci offre un modo diverso di approfondire la figura di uno dei più grandi eroi della nostra storia contemporanea, sicuramente l’uomo simbolo della lotta politica antifascista e dalla cui morte, è storicamente riconosciuto, il regime decise di togliere la maschera e iniziare la lunga notte totalitaria. Maurizio Donadoni, con un'interpretazione brillante, coinvolgente ed appassionata, dipinge un ritratto completo di un uomo straordinario, che nonostante la possibilità di vivere una vita agiata e borghese decise di percorrere la via impervia della lotta politica in nome della democrazia e prima ancora della giustizia sociale, partendo dai “suoi” contadini del Polesine, cui campagne egli stesso batteva instancabilmente inforcando notte e giorno la propria bicicletta. Lo spettacolo però ci invita in primo luogo a riflettere su come l’uso della forza, della paura e dell’intimidazione possa permettere ad un regime di sopprimere qualsiasi forma di opposizione, di intralcio al proprio potere e dominio e di come questo possa essere fattibile e possibile trovando terreno fertile nell’inconsistenza di un’opposizione politica inadeguata e divisa e soprattutto nell’indifferenza generale. Temi, situazioni e dinamiche che, come ricorda lo stesso Donadoni, non suonano così lontane nel tempo, ma riecheggiano in un presente in cui le cronache recenti ci hanno posto dinanzi a fatti drammaticamente simili. Così come simili sono i fiori che i nostri connazionali hanno deposto di nascosto sul luogo del rapimento di Matteotti e quelli che il regime di Putin ha vietato venissero deposti sulla tomba di Aleksej Navalny.

Matteotti Medley racconta una storia purtroppo ancora oggi incredibilmente attuale, così com’è attuale la lotta in difesa della democrazia, la lotta contro l’indifferenza di fronte a certi fatti e a certi crimini che troppo spesso rimangono impuniti. Una impunità che è in primis nelle coscienze di tutti, crimini che si amplificano e alimentano dell’indifferenza di un’opinione pubblica che riesce a dividersi anche di fronte al bene più prezioso che non solo abbiamo dato per troppo tempo per scontato, ma che sembra non essere più apprezzato da tutti: la libertà.

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