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L’incontro delle diversità per superare l’odio

di Giorgio Mortara

Giorgio Mortara in Sala Alessi

Giorgio Mortara in Sala Alessi

In una società multietnica come la nostra, il rispetto della diversità è alla base della convivenza pacifica. I Giusti del dialogo: l’incontro delle diversità per superare l’odio è il tema che l’Associazione per il Giardino dei Giusti – nella quale rappresento l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane - ha scelto per quest’anno e, sulla base di questa idea, sono stati scelti i Giusti da onorare.

Cosa intendiamo per dialogo? Mi piace ricordare la definizione che ne dà Zygmunt Bauman, il noto filosofo recentemente scomparso.

“Il dialogo è una conversazione che porta a considerare i punti di vista, le priorità, i valori diversi dai nostri. Una conversazione non mirata a sconfiggere o ad umiliare o ridicolizzare l’avversario ma guidata dall’empatia e rivolta alla comprensione reciproca; in modo da elaborare un modus convivendi e una vera solidarietà comune nel lavorare insieme per rendere il mondo più ospitale per la bontà, la giustizia, la misericordia e l’amore. Strumento indispensabile per lottare contro l’ineguaglianza dilagante e profonda, contro la povertà, la sofferenza e l’umiliazione che provoca assieme al rifiuto e alla mancanza di rispetto per la dignità umana indifferenza verso il dolore degli altri esseri umani accompagnata da autoreferenzialità di interessi, di azioni ed intenzioni.”

“Dialogo non è interrogatorio, importante è tendere l’orecchio oltre le ristrette mura della nostra solita cerchia. Dal dialogo con i laici, con gli agnostici, con i credenti di altre religioni e di altre culture possono soltanto nascere curiosità, rispetto, tolleranza e amicizia.” Sottolinea inoltre Erri de Luca.

Oggi sempre più dobbiamo stringerci in un sentimento comune in grado di favorire il dialogo e le conoscenze tra popoli e culture differenti. Perché solo col rispetto reciproco e la conoscenza potremo darci la possibilità di opporre resistenza ad una sempre più crescente società che oggi nega i fatti, nega la storia.

Questa interpretazione del dialogo si addice al ruolo che svolgono i Giusti nel mondo secondo la tradizione ebraica.

"La luce dei Giusti irradia l'intera umanità e rappresenta un formidabile paradigma sia in tempo di pace che in tempo di crisi, quando il buio cala sul nostro mondo e la violenza, l'odio, la negazione dei diritti costituiscono una minaccia quotidiana alla vita democratica”.

Celebrando i Giusti di ieri e di oggi, raccontando il loro coraggio, il loro sogno, la loro tenacia, rafforziamo i valori che uniscono popoli e culture diverse nel comune anelito di pace, libertà e fratellanza universale.

Sono purtroppo ancora in circolazione nel mondo ideologie criminali che si avvalgono di revisionisti della storia, ma anche di agitatori e fomentatori di pericoli di invasioni barbariche e scontri di civiltà alimentate da formazioni politiche che trovano spazio nei parlamenti sia italiani che europei.

Solo la cultura e la memoria sono le parole chiave, gli antidoti affinché la nostra società sia consapevole dei propri valori fondamentali e irrinunciabili, primo tra tutti il rifiuto di ogni deriva fanatica e fondamentalista che finisce per diventare assassina contro chiunque venga considerato diverso.A noi sembra che l’attuale emergenza, il crescere delle violenze antiebraiche in Europa e nel mondo parallelamente al crescere di violenze su altre comunità religiose cristiane e mussulmane perpetrate nel nome millantato di un dovere religioso, imponga un mutamento nell’atteggiamento di tutti, a tutti i livelli della società. L’indifferenza da parte di noi cittadini europei nei confronti delle centinaia di migliaia di persone che fuggono dai loro Paesi in guerra o colpiti dalla carestia e dal terrorismo e cercano rifugio nei nostri Paesi, è colpevole e ricorda il comportamento tenuto nei confronti degli ebrei e dei perseguitati per motivi razziali o politici nel secolo scorso.

Forse ancora non lo avvertiamo, ma i morti nel flusso migratorio che sta coinvolgendo il nostro mare suonano come una terribile accusa per la nostra Europa, che non ha saputo e non intende intervenire per tempo con soluzioni applicabili alla risoluzione di questo problema.

I Giusti non hanno offerto soluzioni né hanno lanciato proclami ideologici, ma sono stati capaci di sfidare le leggi degli uomini per difendere la giustizia, insegnando alle nuove generazioni che la salvezza e la terapia contro il male nascono dall’abitudine e dalla capacità di seguire la propria coscienza.

Sono uomini e donne normali, la cui coscienza di fronte al male a un certo punto si ribella. I 'Giusti' sono coloro che, potendo salvare una vita, hanno scelto di farlo: innanzitutto per rispetto verso se stessi, per affermare la dignità dell’umano, il loro essere persone di fronte alle forze del male. Perché «un’azione giusta può cambiare l’intera esistenza di un essere umano».

La valorizzazione dei Giusti diventa uno dei capisaldi morali per ricordare che la salvezza del mondo, e dunque anche degli ebrei, dipende sempre dall’esistenza di uomini giusti che sono l’unica speranza possibile per la prevenzione dei genocidi e per la difesa di vite umane perseguitate.

Il progetto di legge in discussione in Parlamento – che ci auguriamo possa essere presto approvato, - coniuga opportunamente la dimensione commemorativa con una dimensione pedagogica e formativa, muovendo dalla consapevolezza che l’educazione alla pace ed al rispetto della diversità costituiscano lo strumento migliore per la prevenzione dei crimini contro le popolazioni.

Questi modelli di riferimento debbono essere insegnati, fatti conoscere perché scatti quel meccanismo di emulazione edificante indispensabile alla formazione di una coscienza civile. Non è sufficiente ricordare ma bisogna agire per difendere la nostra libertà come hanno fatto nel passato i nostri genitori e come cerchiamo o dovremmo fare tutti noi anche oggi per combattere ogni sopruso ed ogni schiavitù.

Giorgio Mortara

Analisi di Giorgio Mortara, rappresentante UCEI nell'Associazione Giardino dei Giusti di Milano

16 marzo 2017

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