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Israele: testimonianza dalle manifestazioni contro il governo Netanyahu

intervista di Manuela Dviri ad Ami Dror

Ami Dror del gruppo “Elezioni Ora” è uno dei “capi” delle dimostrazioni contro il governo e a favore delle elezioni insieme a Moshe Redman, Yaya Fink e molti altri. Nato nel 1973, l’anno di un’altra terribile guerra, quella di Kippur, è un imprenditore e investitore high-tech, educatore, docente e attivista sociale. In passato è stato tra le guardie del corpo di Shimon Peres, Benjamin Netanyahu e Ehud Barak. Nel 2022 ha fondato la società BriBooks che consente ai bambini di scrivere, pubblicare e vendere libri. L'idea di fondare l'azienda è nata dopo che ha pubblicato un libro per bambini e si è reso conto di quanto fosse complicato e costoso il processo di pubblicazione e vendita e ha deciso di renderlo accessibile a tutti i bambini. L'azienda ha vinto il premio Red Herring come una delle 100 aziende tecnologiche più promettenti al mondo. Dal 2018 offre programmi di leadership ad Aspen e all'Università di Harvard. Tiene anche conferenze e altri seminari sulla leadership in tutto il mondo.

Ami, lei è tra i capi della protesta e della richiesta dell’accordo per il ritorno degli ostaggi. Da parecchio tempo in Israele c’è la sensazione che un tale accordo possa avvenire e si passa di giorno in giorno dal pessimismo all’ottimismo e viceversa. Uno strazio e una tortura per le famiglie. Lei cosa pensa succederà?

Io penso che l’accordo alla fine ci sarà, anche perché in realtà gli Stati Uniti ce lo hanno più o meno imposto, idem a Hamas, anche se da altri interlocutori. Sarà un accordo doloroso e difficile per lo Stato di Israele: i rapiti e le rapite torneranno, ma il prezzo sarà altissimo. Lo pagheremo in piccole rate e la transazione sarà lunga e complessa con molti passaggi e particolari da discutere. Finirà che alla fine torneranno gran parte degli ostaggi e dei cadaveri e sarà la fine della guerra.

Qual è stato a proposito l’errore del governo a suo parere?

La vera tragedia è che avremmo potuto accettare questo accordo due mesi fa, avremmo salvato più ostaggi, salvaguardato le relazioni estere di Israele, e risparmiato molte sofferenze ma lui, Netanyahu, ha lasciato che la guerra continuasse pur di guadagnare due mesi sul trono.
Si prospettano tempi duri, molti prigionieri colpevoli di efferati crimini verranno rilasciati dalle nostre prigioni (anzi...quasi tutti). Molti israeliani vedranno liberi gli assassini dei loro famigliari.
Gli estremisti Ben Gvir e i suoi amici (alcuni dei quali appartenenti all’ormai disgregato partito Likud) hanno già intrapreso una selvaggia campagna di incitamento contro il governo israeliano di cui fanno parte. Hanno annunciato, per esempio, che se l’Idf non entrerà a Rafah daranno le dimissioni. Assisteremo a una violenta protesta, questa volta di estrema destra, e il Partito della Supremazia Ebraica diventerà forte nelle prossime elezioni anche perché voteranno per loro anche coloro che psicologicamente non riescono ad accettare che Israele, de facto, sia stato sconfitto

E Poi?

Hamas celebrerà la sua vittoria. E Netanyahu la sua. E invece sono finiti entrambi. L'esercito di Hamas è stato effettivamente quasi totalmente distrutto (ovviamente ci saranno sempre dei terroristi: l'ideologia non può essere eliminata da un aereo). La Striscia di Gaza è stata completamente demolita. I palestinesi e gli israeliani sanno bene che abbiamo perso tutti. Saranno giorni difficili.
Ma oltre alla gioia di riavere tra noi gli ostaggi e al dolore insopportabile per le vittime, è importante alzare la testa e guardare alla guerra da una prospettiva storica.

Che sarebbe?

Il mondo, la comunità internazionale, dovrà ricostruire Gaza. E spero anche i paesi limitrofi, l’Egitto, la Giordania, ma anche gli Emirati e l’Arabia Saudita e il Qatar decideranno di farlo il prima possibile per i due milioni e mezzo di Palestinesi che vi vivono. Già ora se ne vedono i primi segni con il porto mobile americano che è stato creato per il passaggio degli aiuti umanitari, per esempio, (diventerà attivo tra una quindicina di giorni,n.d.r.).

Con il disarmo totale di Hamas Gaza diventerebbe de facto uno Stato Palestinese e con l’aiuto della società internazionale potrebbe crearsi una leadership locale sana che non sia Hamas. E se funzionasse la stessa cosa si potrebbe fare per l’Autorità Palestinese, dato che Abu Mazen è ormai troppo debole e troppo anziano. Non intendo una forza come Unifil che non ha mai funzionato in questi luoghi, intendo rappresentanti di altri paesi.

E se invece Hamas rimanesse al potere?

Se il governo Hamas rimanesse al suo posto non ci rimarrebbe che aspettare la prossima guerra, e in caso fossimo di nuovo attaccati la risposta sarebbe rapidissima e feroce. La prossima volta non ci troveranno impreparati.

Se invece funzionasse la mia visione ottimista, il boom nei prossimi anni sarebbe sorprendente in tutto il Medio Oriente. L'accordo di pace di Israele con l'Arabia Saudita è dietro l'angolo, il trauma palestinese, unito al senso di “conquista” storica porterebbe a un boom economico a Gaza. E nello stesso tempo un’intera generazione non dimenticherà la distruzione della Striscia di Gaza e non vorrà rivivere nulla di simile in futuro. Persino noi, gli arroganti israeliani, non dimenticheremo mai il sette ottobre e il trauma di ciò che ci ha fatto vivere Netanyahu: i prossimi governi saranno ampi e unificanti e condurranno Israele verso un percorso di ricostituzione e riparazione. In fondo circa l’80% del paese, da Mansour Abbas della lista araba unita all’ex premier Naftali Bennet del partito della “nuova destra” (che potrebbe ricomparire con le elezioni), vogliono alla fine la stessa cosa, vivere in pace e libertà, occuparsi di economia , di guarire le ferite , di riabilitazione dei feriti e degli ostaggi, di ricostruzione di case distrutte e di ritorno a casa per chi da mesi è sfollato altrove o richiamato alle armi: dal futuro governo rimarrebbero fuori solo gli anti- sionisti tra i palestinesi israeliani, i “haredim”( gli ultra religiosi) del partito religioso anti-sionista, e i razzisti di Ben Gvir.

Nei prossimi mesi vedremo tante lacrime di felicità, e tante lacrime di dolore, dovremo contenerle tutte, ma la cosa più importante sarà guardare avanti, verso l'orizzonte. Sarà davvero bello qui, molto presto. Speriamo !

Manuela Dviri, giornalista e scrittrice

10 aprile 2024

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