Efi Latsoudi, psicologa nata in Grecia nel 1968, è la coordinatrice del Pikpa Solidarity Camp, il campo di accoglienza più virtuoso dell’Isola di Lesbo e forse, senza esagerazione, dell’intera Unione Europea - come racconta Daniele Biella nel suo libro "L'Isola dei Giusti: Lesbo, crocevia dell'umanità".
Efi ha rappresentato, nell’ultimo decennio, una risorsa fondamentale per l’aiuto e l’accoglienza ai profughi in fuga dal proprio Paese (dall’Africa e dal Medio Oriente) e diretti in Grecia. Si è preoccupata di fornire ai migranti una prima sistemazione, ogni aiuto necessario e, in molti casi purtroppo, almeno un funerale degno, cercando di dare loro un’identità e poter così avvisare i familiari. Un’attività molto dura e psicologicamente devastante a cui non si è mai sottratta, nonostante il tempo tolto al suo ruolo di madre, che l’ha fatta molto soffrire e a cui ha posto rimedio coinvolgendo il figlio nelle proprie motivazioni.
Per Efi, il 18 aprile 2015, giorno nel quale annegarono nei pressi dell’isola 70 persone, è stato sicuramente il più atroce e quello che più ha segnato la sua esperienza umanitaria - come lei stessa ricorda.
Nel 2016 è stata riconosciuta dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, con il Premio Nansen, la persona più importante del mondo a livello umanitario.
Segnalata da Gariwo per il Monte Stella - cerimonia 2018
Giardini che onorano Efi Latsoudi
Trovi un albero nel Giardino Virtuale Storie del Monte Stella.