Nasce nel 1934 a Velika Obarska, vicino a Bijeljina. Laureato in Lingua Serba e Croata e in Letteratura jugoslava all’Accademia di Pedagogia di Tuzla, lavora come insegnante e dirigente. Ha scritto centinaia di articoli e lavori professionali e letterari, compreso un libro intitolato "To my Teacher, With Love” (“Al mio professore con amore”) ed è coautore, con Svetlana Broz, del libro ‘Having What it Takes”, pubblicato nel 2006.
È vincitore di vari premi tra cui il riconoscimento per “Il professore più amato’’ del 1976. Dal 1994 lavora come reporter indipendente.
In quanto direttore della scuola elementare “Radojka Lakic” a Bijeljina rifiuta la richiesta degli autori della pulizia etnica di permettere l’iscrizione a scuola dei soli bambini serbi e di consegnare una lista di alunni non serbi. Davanti alle telecamere di un canale tv straniero dichiara di riconoscere solo due gruppi etnici nella sua scuola: la nazione degli "studenti" e quella degli "insegnanti". Ignora la richiesta di rimuovere tutti i lavoratori e docenti non serbi dagli incarichi nella scuola e non vi ottempera mai. In contrasto con la politica ufficiale rifiuta la presenza nella scuola di preti che impongano una religione.
Le autorità che tentano di applicare la pulizia etnica gli ordinano di far distruggere dai suoi studenti il monumento a Radojka Lakić, l’eroina della Seconda Guerra Mondiale che dà il nome alla scuola. Anche in questo caso Lazarov rifiuta di obbedire, perché si tratterebbe di vandalismo, e sarebbe un crimine insegnare agli allievi a distruggere monumenti. Dopo la distruzione di tutte le moschee di Bijeljina rilascia a un canale tv straniero una dichiarazione in cui dice che questo è sia un crimine contro un intero gruppo etnico, sia il peggior tipo di atto vandalico: è imperdonabile distruggere luoghi sacri.
Riesce a far liberare diversi musulmani della Bosnia dal campo di concentramento di Batkovic. Per questi e altri atti di coraggio civile compiuti in qualità di direttore della scuola è stato espulso sotto la minaccia delle armi da due ex guardie del campo di concentramento di Batkovic, una delle quali occupa ancora il suo posto.
Ha continuato a opporsi pubblicamente alle autorità indipendentemente dal prezzo da pagare per questo.
Testo tradotto a cura di Gariwo, tratto dal sito di Gariwo-Sarajevo.