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Asma Jahangir (1952 - 2018)

un avvocato per i diritti umani in Pakistan

Nata a Lahore, in una famiglia politicamente attiva del Pakistan, a 18 anni protestò contro il governo militare per chiedere la scarcerazione di suo padre Malik Ghulam Jilani - arrestato per essersi opposto alla dittatura.

Divenuta avvocato, iniziò il suo impegno nella difesa dei più svantaggiati, e insieme a tre avvocatesse decise di creare l’ AGHS Law Associates, il primo studio legale fondato da donne nel Paese. Fu tra le promotrici del Forum di azione delle donne, per battersi contro le leggi pakistane che discriminavano le donne. Oggetto di particolare critica da parte del Forum furono, nei primi anni ’80, la proposta di legge secondo cui il valore della testimonianza di una donna sarebbe stata ridotto alla metà di quello di un uomo e le ordinanze Hudood, secondo cui le vittime di stupro dovevano dimostrare la loro innocenza o essere punite a loro volta.

Nel 1983, Jahangir guidò una protesta a Lahore contro il progetto di legge sulle prove. Insieme ai suoi compagni fu picchiata e arrestata dalla polizia. Rilasciata, Jahangir protestò contro una sentenza in cui una ragazza cieca di 13 anni, violentata dai suoi datori di lavoro, era stata accusata fornicazione e condannata a tre anni di reclusione e fustigazione. Grazie alla sua mobilitazione, tale verdetto fu annullato.
Nello stesso anno, Asma venne incarcerata per essersi opposta alla politica di islamizzazione di del generale Zia ul-Haq.

Poiché il Pakistan non disponeva di un'istituzione nazionale per i diritti umani, Jahangir è stata una dei fondatori della Commissione per i diritti umani del Pakistan, una ONG indipendente, istituita nel 1986 con il compito di promuovere e difendere i diritti umani e monitorare le violazioni. La Commissione ha affrontato questioni delicate, tra cui la violenza contro le donne, il delitto d'onore, l'abolizione della pena capitale e la violenza religiosa.
In questo contesto, si è più volte espressa contro le conversioni forzate. Nel 1995, dopo aver difeso un ragazzo cristiano di 14 anni – Salamat Masih, accusato di blasfemia e condannato a morte – una folla fuori dall'Alta Corte di Lahore ha rotto il finestrino della sua auto e ha aggredito il suo autista. Asma e la sua famiglia sono stati attaccati, anche nella loro abitazione, sono stati presi in ostaggio e hanno ricevuto minacce di morte. Nonostante questo, la donna ha continuato a lavorare sul caso e Salamat Masih è stato assolto.

Per decenni, Asma si è battuta, spesso correndo grandi rischi personali, per i diritti dei gruppi più svantaggiati del suo paese: le donne, i bambini, le minoranze religiose, i giornalisti, le vittime delle sparizioni e del lavoro forzato. Ha anche istituito un rifugio per le donne in difficoltà, chiamato ‘Dastak'.
Hanno fatto di tutto per spaventarmi - ha dichiarato -. Se la sono presa persino con le mie due figlie e ho dovuto mandarle all’estero. A volte bisogna pagare un prezzo insopportabile per le cose in cui credi“.

Nel maggio 2005, ha contribuito a organizzare una maratona in cui corressero insieme uomini e donne per sensibilizzare l'opinione pubblica sulla violenza contro le sportive da parte degli estremisti religiosi. Gruppi islamisti armati di armi da fuoco, manganelli e molotov si sono opposti con violenza all'evento e Asma è stata è stato pubblicamente picchiata, spogliata e poi arrestata dalla polizia.
Nel novembre 2007, sotto il regime del generale Musharraf, venne nuovamente arrestata e posta agli arresti domiciliari insieme ad altri 500 tra avvocati, politici dell'opposizione e attivisti per i diritti umani.

Il suo lavoro per i diritti umani non si è limitato solo al Pakistan. Per tre volte è stata relatrice speciale delle Nazioni Unite: sulle esecuzioni extragiudiziali, sommarie e arbitrarie; sulla libertà di religione e di pensiero; infine, sull’Iran.
Nel 2010 è stata la prima donna a essere eletta presidente dell’Associazione degli avvocati della Corte Suprema.

Nel 2014 ha ricevuto il Right Livelihood Award “per aver difeso, protetto e promosso i diritti umani in Pakistan e più in generale, spesso in situazioni molto difficili e complesse e a grande rischio personale”.

Si è spenta l’11 febbraio del 2018 a Lahore.

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