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Mevlüde Genç (1943 - 2022)

Ambasciatrice della pace e del dialogo dopo aver perso 2 figlie e 3 nipoti nell'attentato neonazista di Solingen

“Questo dolore è nel mio cuore da 25 anni. Solo Allah sa quanto è grande questo dolore. In tutto questo tempo ho pianto di notte ma di giorno ho guardato la faccia dei miei figli con un sorriso. L’ho fatto perché non volevo che loro stessero male ma soprattutto non crescessero con l’odio nel loro cuore. Dunque ho sempre provato a essere matura davanti ai loro occhi. La vita è una cosa così dolce e bella tuttavia io non l’ho vissuta bene. Mi chiedete come mai? Perché in questo mondo di luce vivo in una continua oscurità. Ho un enorme dolore dentro. Non auguro a nessuno questo dolore, a nessun essere umano. Dopo tutto quello che è successo oggi non provo né odio né rancore, tranne per quelle quattro persone. Sono loro che hanno fatto diventare una tomba la mia casa per le mie figlie. Sia la Germania sia la Turchia sono due paesi cari per me. La Germania ci ha accolto come se fossimo i suoi figli. Eravamo operai e oggi abbiamo dei figli che vivono in questo Paese. Ora sono vecchia e chissà magari morirò presto per cui affido a questo paese i miei figli. Però vi chiedo di fare una promessa; nessun essere umano deve soffrire, dovete vivere come fratelli e amici e dovete vivere l’oggi pensando al domani. Non dovete fare nessun passo indietro. Voglio che in questo Paese possiamo continuare a vivere in pace insieme e che i dolori del passato non si ripropongano mai più”.

Queste sono le parole forti e commoventi di Mevlüde Genç, pronunciate il 29 maggio del 2018, al venticinquesimo anniversario del massacro razzista di Solingen. In quel vigliacco attentato Genç ha perso due figlie e tre nipoti, bruciate vive dentro la casa dove viveva la famiglia. Mevlüde Genç è morta il 30 ottobre 2022 ma la sua battaglia antirazzista e per una convivenza pacifica resterà per sempre nella memoria di tutto il mondo.

Il 29 maggio del 1993, la casa di una famiglia turca, nella città di Solingen in Germania, all’una di notte, fu data al fuoco da quattro terroristi neonazisti. Nonostante i disperati tentativi di Mevlüde Genç, che in quel momento si trovava al primo piano, persero la vita cinque persone della sua famiglia; Gursun Ince (28), Hatice Genç (19), Gulustan Ozturk (12), Hulya Genç (9) e Saime Genç (5). Inoltre rimasero ferite quindici persone presenti a casa oppure nelle case di fianco.

“Mi sono recata alla loro stanza ma in quel momento mi sono trovata dentro le fiamme. In pochi minuti ho persone cinque giovani, purtroppo l’incendio ha distrutto tutta la stanza”, così Mevlüde Genç racconta quella notte.

Dopo aver scontato la condanna in carcere, i quattro terroristi sono stati scarcerati e oggi vivono con nuove identità in Germania.

Un episodio molto forte e importante per la Turchia ma soprattutto per le persone di origini turche che vivono in Germania attualmente. Un attentato che generò un’ondata diffusa di paura che fece capire a queste persone che nel paese in cui avevano deciso di emigrare loro o i loro genitori ormai non potevano sentirsi al sicuro.

Il regista Mirza Odabas ha curato il documentario “93/13 | 20 Jahre nach Solingen” che racconta l’attentato terroristico e razzista del ‘93 ma anche la vita e la lotta di Mevlüde Genç. “Per noi, giovani nati in Germania, questa donna è stata una zia, mamma e guida ma anche un sostegno nella nostra lotta contro il razzismo che abbiamo dovuto affrontare nei nostri quartieri oppure nelle nostre scuole”. Odabas nasce e cresce in una cittadina molto vicino a Solingen e decide di realizzare questo film al ventesimo anniversario di questo massacro: “Sono rimasto traumatizzato dopo quello che è accaduto. Per esempio, da piccolo chiedevo ai miei genitori quando sarebbero venuti i razzisti a incendiare la nostra casa. Quindi questo film è stato anche una sorta di terapia per me”.

Mevlüde Genç nasce nel 1943 e quando aveva 27 anni decide di raggiungere suo marito, già in Germania da lavoratore. La coppia decide di vivere nella regione della Renania Settentrionale-Vestfalia, una zona popolata dai minatori immigrati che lavoravano presso le miniere presenti sul territorio. Anche per gli immigrati provenienti dalla Turchia, con il passare del tempo, è diventata una regione molto importante. Così tanto che oggi circa 1.7 milioni persone provenienti dalla Turchia oppure appartenenti a una famiglia di questo tipo vivono in zona.

L’attentato di Solingen avviene pochi anni dopo la caduta del muro di Berlino, periodo storico conosciuto per la crescita del movimento neonazista e razzista. Quindi la lotta di Mevlüde Genç trova un grande spazio e acquista un enorme valore nella Germania di quel periodo.

Io ho due patrie ma dopo tutto quello che mi è capitato ho deciso di restare qui in Germania”. La decisione di rimanere e costruire una lotta per la convivenza pacifica dei popoli e per una società priva dal razzismo ha portato a Mevlüde Genç una serie di riconoscimenti in questi anni.

Nel 1994 è stata eletta “La donna dell’anno” dal canale televisivo ARD, nel 1995 ha ricevuto il premio “Civis Media” a proposito della sua intervista rilasciata alla trasmissione radiofonica “La forza della riconciliazione”, nel 1995 ha ricevuto l’Ordine al merito di Turchia, nel 1996 ha ricevuto, dalle mani dal Presidente della Repubblica di Germania dell’epoca, Roman Herzog, l’Ordine al merito di Germania, nel 2003 ha ricevuto il Premio della Fondazione Friedrich Ebert, nel 2015 le è stato consegnato il Premio Erasmus Kittler, nel 2018 è stata candidata per il Nobel per la Pace e nel 2019 la regione della Renania Settentrionale-Vestfalia ha deciso di consegnare ogni anno una medaglia, a nome di Mevlüde Genç, alle persone o alle organizzazioni che si impegnano per una società basata sulla tolleranza interculturale, mediazione e pace interreligiosa.

“Dentro al mio cuore c’è il nastro di un’audiocassetta che non smette mai di farsi sentire. Questo dolore mi ha consumato molto. Nonostante tutto ho creduto nella possibilità di vivere insieme. Dobbiamo eliminare l’odio che abbiamo dentro di noi e dobbiamo fare questo coltivando l’amicizia, la tolleranza e l’amore. Siamo degli esseri umani” sono le parole di Mevlüde Genç pronunciate un anno prima della sua morte davanti alle telecamere del canale televisivo statale turco, TRT.

Murat Cinar, giornalista esperto di Turchia

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