Ashken Agopyan è stata riconosciuta Giusta tra le Nazioni il 17 gennaio 2010, con un riconoscimento speciale anche per le figlie Tsaggui e Romela.
Una famiglia di armeni, gli Agopyan, e una famiglia di ebrei, i Rabinovich, abitano nello stesso edificio a Odessa (via Serova, 41). Allo scoppio della guerra, gli uomini vengono arruolati nell’armata rossa mentre le donne e i bambini cercano di supportarsi e di sopravvivere.
Con l’occupazione tedesca del 1941, le bambine Dina e Maria e la madre Olga vengono deportate prima nella prigione di Odessa e poi nel ghetto di Slobodka (Dina ha solo tre anni e Manya solo pochi mesi), ma Ashkhen Agopyan non le abbandona e organizza una catena di aiuto in denaro e cibo che consente la loro sopravvivenza.
Nel 1942 Olga e le bambine riescono a fuggire dalla colonna dei deportati diretta in Transnistria, campo di sterminio degli ebrei ucraini e romeni. Ritornano alla casa di Odessa e Ashkhen li nasconde nella cantina dello stesso stabile, anche con l’aiuto di un vicino di casa di origine tedesca di nome Billich, scomparso prima della liberazione.
Per due anni Ashkhen Agopyan e in particolare la figlia tredicenne Tsaggui con la sorella Romela si prendono cura di loro procurando cibo e vestiario. Dopo la liberazione, Yaacov Rabinovich ritorna dal fronte giapponese in famiglia, mentre il marito di Ashkhen, Parunak, è morto in guerra.
Dina Rabinovich ha abitato tutta la vita nella casa dove la sua vita fu salvata da una famiglia armena determinata e coraggiosa.
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