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Equipaggio del transatlantico Rex

dal 1933 al 1940 ha trasportato negli Stati Uniti dai 30mila ai 50mila ebrei perseguitati

Il primo agosto 1931, presso i cantieri navali Ansaldo di Sestri Ponente, venne varato al cospetto del re Vittorio Emanuele III e della regina Elena il Rex, il più grande transatlantico mai costruito su territorio italiano. Nel giro di pochi anni, l’imbarcazione divenne un’icona della storia marittima nazionale, conseguendo nel 1933 l’ambito primato di divenire la prima (e unica) nave battente bandiera italiana a conquistare il celebre Nastro Azzurro, il riconoscimento conferito per la traversata più rapida dell’Oceano Atlantico. Pochi conoscono, tuttavia, la storia di umanità che lega l’equipaggio del Rex al salvataggio degli ebrei europei e italiani durante la Shoah.

A partire dal 1933, quando Hitler prese il potere in Germania, cominciò l’esodo dei cinquecentomila ebrei che risiedevano su territorio tedesco. Si stima che circa la metà di questi riuscirono a emigrare dalla Germania prima del 1938; l’annessione dell’Austria al Terzo Reich, avvenuta nello stesso anno, indusse inoltre gli ebrei austriaci a lasciare il paese, unendosi all’esodo di quelli tedeschi. La maggior parte degli ebrei rifugiati riusciva ad ottenere nuovi documenti e visti validi per l’espatrio negli Stati Uniti dalla Hebrew Immigration Assistance Society (HIAS) di Vienna. In Italia operava invece, a partire dal 1939, la Delegazione Assistenza Emigrati Ebrei (DELASEM), anch'essa attivamente coinvolta nell’ausilio agli ebrei rifugiati accorsi in Italia dagli altri paesi europei.

Le vie di fuga più utilizzate dalle famiglie di fede ebraica nel periodo circoscritto tra il 1933 e il 1940 erano il passaggio dall’Austria a Trieste, per poi proseguire in treno fino a Genova, dove si attendeva in luoghi protetti l’imbarco sul transatlantico Rex. Durante la sosta nel capoluogo ligure, un ruolo preminente nell’assistenza agli ebrei perseguitati venne svolto dalla chiesa cattolica, con diversi ecclesiastici (il cardinale Pietro Boetto, il monsignor Francesco Repetto, il monsignor Carlo Ivo Salvi e il monsignor Emanuele Levrero) che prestarono coraggiosa assistenza ai rifugiati, venendo per questo motivo onorati dallo Yad Vashem di Gerusalemme con il titolo di Giusti tra le Nazioni. Oltre all’imbarco di Genova, inoltre, tante famiglie di fede ebraica salirono sul Rex transitando direttamente dalla Francia o dalla Svizzera e salpando dallo scalo transalpino di Villafranca-Cannes. In alcuni casi l’imbarco avvenne anche nel Sud Italia, presso il porto di Napoli.

Una volta imbarcatisi sul transatlantico, gli ebrei rifugiati potevano contare sull’umanità e la bontà d’animo dell’equipaggio del Rex, com’è possibile evincere consultando le numerose testimonianze audiovisive esposte allo United States Holocaust Museum di Washington, che ci raccontano ancora oggi dell’aiuto ad essi fornito da parte del personale di bordo del Rex. A seguito della conclusione di un accordo tra la Union Orthodox Jewish Congregations of America e la Navigazione Italia, erano sempre presenti sul transatlantico un cuoco kosher e un rabbino, con turni programmati, in modo che il loro sostegno non venisse mai a mancare. Anche a seguito dell’emanazione delle leggi razziali del 1938, le disposizioni discriminatorie e antisemite promulgate dal regime fascista non si applicarono mai a bordo del Rex, consentendo in questo modo ad un numero compreso tra i 30mila e i 50mila ebrei europei e italiani di poter raggiungere gli Stati Uniti, sfuggendo alla furia genocidaria della Shoah. 

Questa preziosa e coraggiosa opera di assistenza perdurò fino all’alba dell’entrata in guerra dell’Italia fascista. Nel maggio 1940 il Rex compì infatti il suo ultimo viaggio transoceanico, trasportando, fino a quando gli fu possibile, ebrei perseguitati negli Stati Uniti. Successivamente, con lo scopo di proteggere l’imbarcazione dalla guerra, il governo fascista decise di lasciare il Rex al sicuro presso il porto di Genova. Solamente quando la città venne bombardata dalle truppe alleate, il transatlantico venne trasferito a Trieste dove, dopo l’Armistizio dell’8 settembre 1943, cadde in mano ai nazisti, che lo utilizzarono come caserma. Un anno dopo, l'8 settembre 1944, il Rex venne affondato a largo di Capodistria durante un bombardamento della RAF e in seguito demolito tra il 1947 e il 1958. 

Si concluse così la mirabolante parabola del Rex, imbarcazione dapprima simbolo della propaganda fascista e poi vettore di salvezza per decine di migliaia di ebrei durante la Shoah, sfuggiti alle persecuzioni grazie al prezioso aiuto fornito dall’equipaggio del transatlantico.

Questa storia è stata proposta da Flavio Testi, figlio di Metello, sottoufficiale addetto alla centrale elettrica del Rex e violinista in una delle orchestre. Unico marittimo continuativamente imbarcato sul Rex dal 26 Settembre 1932 al 7 Luglio 1940 e testimone dei fatti. La vicenda è descritta in un capitolo del libro "REX il sogno azzurro", Erga Edizioni, scritto da Flavio Testi per Fondazione Ansaldo nel 2021.

Equipaggio del transatlantico Rex sono stati onorati come “Giusti segnalati dalla società civile” nella cerimonia del 2024.

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